#IoDonna: il racconto fotografico di Gigi Romano sulle donne tra emozioni, lotte e cultura
Riceviamo e pubblichiamo
Spesso le donne mettono al primo posto la propria immagine e, in omaggio ad essa, si concedono al cibo di qualità, che è diventato per la donna un amico, fonte di piacere ma anche di sensi di colpa. Nella nostra società il piacere del cibo, da parte delle donne, diventa espressione di lusso, di sensualità di trasgressione, di godimento e di piacere.
Il legame delle emozioni con il cibo è sicuramente forte e ciò vale per la donna più che per gli uomini; convogliando queste emozioni verso il bello del cibo, la convivialità, la festa, il sedersi insieme a tavola, in cui le persone si ritrovano, si parlano, si ascoltano, è la donna ad avere il ruolo primario: quello della cura e dell’attenzione, della trasmissione di saperi e della cultura del cibo.
La direzione della Cascina 1899, sensibile a questa piaga sociale, omaggia il mondo femminile ospitando #IoDonna, personale fotografica di Gigi Romano, fotoreporter locrese.
La fotografia ha sempre contribuito in maniera determinante alla costruzione di una memoria storica, raccontando eventi e rappresentando realtà fissate nel loro accadere.
In particolare, le istantanee di Gigi Romano raccontano meglio di tanti libri e dibattiti, in quanto esse parlano un linguaggio specifico, quello dell’immagine visiva che riesce a catturare il picco dell’evento che immortalano.
L’argomento che Romano osa trattare trova spazio giornalmente nella cronaca giudiziaria del nostro paese, questo triste periodo nel quale la nostra società si ritrova a subire maltrattamenti ed efferati omicidi a discapito delle donne. Gli scatti di Romano testimoniano l’essere donna con le varie qualità e personalità che ognuna di esse esprime e rappresenta (dalla massaia che prepara il pane, alla giudice che legge la sentenza di un omicidio, alle ragazze adolescenti spensierate che si divertono tra loro, alla giovane donna a cui vengono tolte le catene alla liberazione di un sequestro, alle varie figure femminili che, attraverso l’associazionismo, si impegnano a diffondere il bene e costruiscono positività per le persone).
La mostra vuole essere una sorta di raccolta fotografica che, con circa 50 scatti, si prefigge una riflessione attenta da parte della società civile su questa drammatica piaga.
La mostra presenta profili di grande interesse per gli studenti delle scuole che hanno il dovere di conoscere e capire la storia della propria terra per gli operatori della giustizia e per tutti gli amanti di questa branca della fotografia, il fotogiornalismo, che trova sicuramente tra i suoi modelli più autorevoli Henri Cartier-Bresson, Robert Cap e Helliott Erwitt.