Commemorazione dei defunti: «La morte non è l’ultima parola scritta sulla nostra vita»
Dall’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali
«Come ogni anno, in questo parco verde, antistante il cimitero, ci ritroviamo per rinnovare la nostra fede nella risurrezione. Celebriamo la vita che viene da Dio e rinnoviamo il nostro credere in Lui che è il Dio dei vivi e non dei morti. La fede cristiana nasce dall’incontro pasquale con il Risorto, il Signore che ha vinto la morte, il Vivente che continua a camminare con noi e ci dà il senso del vivere insieme e dell’amare.»
Con queste parole il vescovo di Locri-Gerace, Monsignor Francesco Oliva, si è rivolto ai fedeli che hanno preso parte alla celebrazione eucaristica presso il cimitero di Locri, nel giorno della Commemorazione dei defunti.
La riflessione del vescovo si è soffermata principalmente su tre belle notizie consegnate dalla Parola di Dio attraverso le letture proposte dalla liturgia del giorno.
La prima bella notizia è che la morte, sconfitta da Dio, «non è l’ultima parola scritta sulla nostra vita». La seconda è che siamo figli di Dio: «C’è una relazione profonda tra noi e Dio, quand’essa viene meno, vince la morte». La terza bella notizia è che «siamo fatti per vivere in comunione, per l’accoglienza e per la solidarietà.»
Monsignor Oliva, nella sua omelia ha ricordato le tante morti causate dalla mano dell’uomo e ha spiegato che, nel giudizio finale, «agli occhi di Dio conteranno molto le opere di misericordia: dare da mangiare a chi ha fame, dare da bere all’assetato, accogliere lo straniero, vestire l’ignudo, visitare l’ammalato e il carcerato.»
Ai fedeli che si sono recati al cimitero non solo per deporre fiori o per accendere lumini, ma soprattutto per pregare, il vescovo ha detto: «Qui, in tutta umiltà, abbiamo davanti povertà e fragilità, possiamo pregare e risvegliare in noi il senso della vita, quella vera, che non viene mai meno: la vita eterna. Qui ritroviamo il senso della nostra umanità, con quello che si porta dentro, senza possibilità di nascondere alcunché. Questo luogo unisce incredibilmente tutti». E ha concluso con l’invito a pregare per tutti: «per i nostri parenti, amici e conoscenti, per coloro che ci hanno fatto del bene, ma anche per chi ci ha fatto del male.»