Attualità

Criminalizzazione della maternità surrogata: questione morale o politica?

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Un articolo pubblicato da Antonia Mortensen sul sito della CNN il 19 ottobre riporta la recente criminalizzazione in Italia della pratica della maternità surrogata all’estero, un cambiamento che ha suscitato critiche da parte di attivisti e famiglie colpite dalla nuova normativa. La legge, promossa dal governo a guida Giorgia Meloni, prevede pene severe per i genitori italiani che si rivolgono a Paesi come gli Stati Uniti e il Canada per avere figli tramite surrogazione. Secondo Meloni e il suo partito, questa legislazione difende la dignità della vita umana e combatte la mercificazione del corpo femminile, tuttavia gli oppositori sostengono che la legge nasconda pregiudizi omofobi e limiti i diritti individuali, soprattutto per la comunità LGBTQ+.
Al netto della definizione di Stato Laico, per come sottolineato da Mortensen nel proprio reportage, in Italia il dibattito sulla maternità surrogata è fortemente influenzato dalla presenza della Chiesa Cattolica, che si oppone fermamente alla pratica in quanto contraria all’unità del matrimonio e alla dignità della procreazione umana. Non a caso, sulla stampa anglosassone si parla di una vera e propria alleanza tra il Governo Meloni e Papa Francesco in merito alla posizione contro la surrogazione, al netto di un’ammesso ammorbidimento dei toni verso la comunità LGBTQ+ su altri fronti da parte della Santa Sede. In Italia sappiamo bene, invece, che la visione rigida su temi come la maternità surrogata e l’aborto è di matrice ben più politica, che da diversi anni ha saputo piegare i dubbi etico-morali di una società conservatrice alle logiche partitiche legate alla protezione della famiglia tradizionale e alla tutela (spesso distorta e contraddittoria, aggiungo io) del corpo femminile.
Nei Paesi anglosassoni come gli Stati Uniti e il Canada, invece la percezione della maternità surrogata è molto diversa. Soprattutto oltreoceano, infatti, la surrogazione è ampiamente accettata e regolamentata, spesso considerata una scelta personale e un’opzione legittima per le famiglie che non possono avere figli naturalmente. Nonostante esistano dibattiti etici e questioni legate allo sfruttamento delle donne, soprattutto quelle più vulnerabili, la surrogazione non è generalmente vista come una minaccia morale alla famiglia o come una forma di mercificazione dei bambini o del corpo femminile.
Questa differenza di percezione si radica in tradizioni culturali e giuridiche diverse. Nei Paesi anglosassoni, prevale una concezione dei diritti individuali e della libertà di scelta più marcata rispetto all’Italia, dove le istituzioni come la Chiesa Cattolica e un forte attaccamento alla famiglia tradizionale giocano un ruolo centrale nel plasmare l’opinione pubblica e le politiche sociali. L’Italia, in particolare, rimane uno dei pochi Paesi occidentali a non riconoscere il matrimonio egualitario e a limitare fortemente i diritti delle famiglie omogenitoriali, con una legislazione che sembra mirata a difendere un modello di società basato su ruoli di genere e struttura famigliare convenzionali.
Il conflitto tra visioni così diverse sulla maternità surrogata evidenzia una distanza culturale molto ampia tra l’Italia e i Paesi anglosassoni, in cui la difesa dei diritti delle famiglie LGBTQ+ e il diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo sono considerati progressi civili, mentre in Italia, sono percepiti come minacce all’ordine sociale e ai valori tradizionali. Questa spaccatura non riguarda solo la surrogazione, ma anche questioni più ampie relative ai diritti delle donne, delle persone LGBTQ+ e alla laicità delle istituzioni pubbliche.
Tutte tematiche che hanno portato in cima alla lista delle priorità del governo una questione che, personalmente, non riesco a non considerare di lana caprina, soprattutto in virtù delle vere emergenze che il sostrato economico-sociale italiano sta vivendo in queste settimane.
La sensazione che il dibattito e, soprattutto, il grande spazio riservato dalla stampa sul tema, siano anzi stati utili a deviare l’attenzione da problematiche ben più gravi, nel corso della settimana è andato acuendosi. Perché, a ben guardare, il plauso generalizzato riservato a questo provvedimento è stato molto utile a far passare in secondo o anche in terzo piano la crisi di governo che si stava innescando in seguito alle chat in cui Giorgia Meloni riservava parole poco lusinghiere nei confronti del sui vicepremier Matteo Salvini, il fatto che i disagi dovuti al maltempo fatti registrare in tutta la Penisola siano passati sotto silenzio, che le parole di elogio recentemente riservate alla Presidente da parte dell’imprenditore americano Elon Musk siano in realtà il frutto di un accordo commerciale di dubbia natura o il fallimento totale del centro migranti aperto in Albania per alleggerire la pressione dei nostri centri accoglienza.
Ma forse sono io a vedere le cose in modo sbagliato e veramente ciò che serve a questo Paese per guardare con fiducia al futuro sono criminalizzare la maternità surrogata e la giornata nazionale del panettone…

Foto di Alessandra Tarantino/AP

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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