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Lacrime e dolore per Giuseppe: il commosso addio della comunità di Bianco

Giuseppe Catanzariti, 19 anni, è deceduto in un incidente stradale a Bianco. Il giovane era alla guida della sua motocicletta quando, in contrada Pardesca, ha impattato frontalmente con un’autovettura perdendo la vita. Il ragazzo, studente del Liceo Scientifico Zaleuco di Locri, è morto sul colpo, inutili i soccorsi.

Il cordoglio del sindaco di Bianco

“Con profondo dolore e sgomento, mi unisco al lutto che ha colpito la nostra comunità per la tragica scomparsa di un giovane di Bianco, deceduto in un drammatico incidente lungo la strada provinciale 69, che collega Bianco alla frazione Pardesca. Come sindaco, in momenti come questo, sento forte il peso della responsabilità e la sofferenza della nostra comunità, e vorrei poter trovare le parole giuste per alleviare anche solo un po’ il dolore di chi ha perso un figlio, un fratello, un amico” ha scritto il primo cittadino Giovanni Versace una volta appresa la notizia.
Il mio pensiero va innanzitutto alla famiglia del giovane: al padre Giovanni, alla madre Caterina e alla sorella Celeste, ai quali esprimo la mia più sentita vicinanza e il cordoglio di tutta la comunità di Bianco. – prosegue il sindaco. – So che nessuna parola potrà colmare il vuoto lasciato da una perdita così grande, ma in questo momento difficile vi siamo tutti vicini con affetto e rispetto.
Un pensiero va anche al conducente dell’autovettura coinvolta, che sta vivendo uno shock profondo per quanto accaduto. Insieme alla comunità di Pardesca, frazione di Bianco in cui il giovane era cresciuto e dove tutt’ora abitava, ci stringiamo in un abbraccio collettivo per sostenere tutti coloro che sono stati toccati da questa tragedia.
Riposa in pace Giuseppe. Non ti dimenticheremo.”

Il dolore di Carmen Nicita

Riportiamo integralmente il commosso ricordo di Carmen Nicita, studentessa residente a Pardesca e amica di Catanzariti:

“Oh Pe. Che scherzo di merda ci hai fatto oggi?
Non avresti dovuto. Non dovevi farlo.
Tutti stiamo aspettando di ricevere l’ennesima telefonata della giornata.
Stavolta quella piena di speranza.
Stavolta quella che ti porta a credere nell’impossibile.

Stiamo tutti attendendo quella maledetta chiamata che smentisce tutto.
Perché è così che dovrebbe accadere.
Domani dovremmo svegliarci tutti storditi. Imbambolati. Increduli. Terrorizzati.

Ma ci dovremmo svegliare solo a seguito di un terribile incubo.
Di quelli in cui ti svegli e ti trema ancora l’anima.
Di quelli in cui trascorrono i secondi e poi ancora i minuti, ma poi ti rassereni. È stato solo un brutto sogno.
Sei nel tuo letto, protetto dal calore delle tue coperte e tutto va bene.

E allora sospiri.
Ti tranquillizzi e riprendi la tua vita.
La quotidianità di sempre.
Quella di ogni giorno.
Ma qui non sarà più come ogni giorno.
No Pe. Qui non squilla più niente. Tutto tace.
Nessuno è ancora venuto a svegliarci. Nessuno lo farà più.

C’è solo un silenzio assordante attorno.
Tutti ci siamo fermati insieme a te. Nel tuo stesso istante.
Senti come i nostri respiri tentennano anche a proseguire allo stesso ritmo di sempre?
Anche il respiro, oggi, è di troppo nelle nostre vite.
Non dovevi farcelo questo scherzo di merda, Pe.
Se solo si potesse tornare indietro. Solo a qualche mese fa.

Solo alla festa dei tuoi 18 anni.
Ti vedo ancora lì tutto impacciato mentre ti imbarazzi.
Se solo si potesse festeggiare ancora la tua vita giovane e felice.
Se solo si potessero festeggiare ancora i tuoi sogni.

Se solo si potesse festeggiare ancora il tuo futuro.
Le tragedie come queste gelano il sangue anche quando non ti riguardano.
E come fa a non gelarti la vita quando colpisce la tua famiglia?

Famiglia, sì.
Perché non è necessario che scorra lo stesso sangue dentro le vene.
Che a volte, neppure il mio stesso sangue mi guarda in faccia.
Ma tu sì, Pe.
Tu il tuo saluto e il tuo sorriso hai deciso di donarlo a tutti noi.

«Ciao Gia’, tutto a posto?»
Vorrei potertelo sentire dire ancora mentre passi su quel maledetto motorino.
Che chi guarda in faccia mia sorella come te non può non far parte della mia famiglia.
E tu ne fai. Ne farai sempre.
Vorrei scrivere ancora per ore. Vorrei scrivere finché qualcuno non venga a fermarmi perché non c’è n’è più bisogno.
Perché non è successo niente. E invece è successo.
È successo che oggi tutti abbiamo perso un fratello e un figlio.
Oggi tutti abbiamo perso un nipote e un cugino.
Oggi tutti abbiamo perso un amico buono e per bene.
Oggi questa vita si conferma bastarda e spietata.
Oggi questa vita non avrebbe mai dovuto strapparti dal cuore di Gianni e Caterina.
E soprattutto, non avrebbe mai dovuto portare via un fratello a Celeste.

Ciao Pe.
Vivi la tua giovinezza ovunque tu sia.

Francesca Sabatini

Giornalista d’assalto e senza peli sulla lingua, Francesca sarebbe disposta davvero a tutto pur di raccontare la verità. La sua esperienza nel settore dell’audiovisivo ne fa una professionista a tutto tondo, ma è nell’elaborazione dei testi che la Sabatini dà il meglio di sé. Mente brillante al servizio di un territorio che intende “rovesciare come un calzino”, non c’è stenografo che possa tenerle testa o opinionista da salotto che possa leggere le sfumature della realtà politica locale come lei ci ha abituato a fare. Il suo sogno? Essere la prima a raccontare l’incontro con una civiltà aliena.

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