Costume e SocietàLetteratura

Le norme di rilevanza costituzionale

La Repubblica dei locresi di Epizefiri

Di Giuseppe Pellegrino

È una norma di Ordine Pubblico. Implicitamente, si è parlato della norma quando si è chiarita l’unica riforma che le leggi di Zaleuco ebbero in duecento anni. Quella del cavarsi un occhio a chi ne ha cavato uno. Qui si approfondirà l’argomento, anche alla luce dell’episodio citato da Polibio, per il quale anche resistere alla richiesta di cambiamento di una legge stabilita e permanente imponeva la stessa procedura che il proporre una nuova legge.
Nell’estensione delle leggi per Locri, Zaleuco fu guidato da due preccupazioni: quello di dare una nuova dignità alla famiglia che la fuga verso Locri Epizephiri aveva compromesso. Non solo Polibio, ma Aristotele si preoccupava di sottolineare l’origine servile dei locresi. Solo Timeo ne ammirava la grandezza. Delle norme sulla famiglia ne abbiano parlato.La seconda preoccupazione di Zaleuco era di dare alla Pòlis una legislazione duratura nel tempo. E questo si intravede non solo nella norma sotto esame. Leggendo in un unico contesto, la norma sulle modalità di modifica di una legge, non può non richiamarsi la norma che puniva colui che tornava da regione lontane e chiedesse se vi fossero novità a una certa pena mirava a rafforzare la solidità di una legislazione. Ma nel Proemio vi è qualcosa di più pregnante come nella presente previsione di legge che si riporta per come individuata dal giudice Bonaventura Portoghese: “Debbono tutti ubbidire alle leggi già stabilite e permenenti. Nessuno deve stimarsi superiore ad esse. Il decoro e l’utile è posto nel credersi inferiore e nello eseguire il comando.”Se la tentazione di cambiare le istituzione e le leggi stabilite e permanenti a Locri era scoraggiata in modo molto deciso, non sembri che questa fosse solo una prerogativa della legislazione di Zaleuco. In tutta la Grecia, il cittadino (quando ne aveva il diritto e il potere di farlo), che proponesse con un atto scritto l’approvazione di una norma che fosse in grande contrasto con il diritto tradizionale, in caso di rigetto veniva colpito con l’ostracismo decennale. Di certo era un limite alla libertà di espressionequello del graphē paranómōn, ma si sicuro l’istituto a Locri e nel resto della Grecia aveva evitato abusi (c’è sempre un rivoluzionario che vuole cambiare tutto) e ha permesso una durata di oltre 200 anni alle leggi zaleuchiane.Al riguardo ci viene incontro sia la concezione dei Greci in generale sulla necessità di stabilità delle leggi che hanno dato oggettivi risultati positivi; sia sull’origine divina in genere delle leggi.
Sul primo punto, Andocide, retore ateniese, che nella sua opera, Sui misteri, alla norma 87, così discetta: “delle leggi: i giudici non possono usare una legge non scritta neanche riguardo a una sola questione. Nessun decreto né del consiglio né dell’assemblea può avere forza di questa legge. Non è possibile emanare una legge specifica per una sola persona, a meno che essa non riguardi in generale gli Ateniesi o sia votata in segreto da seimila cittadini.”Dunque, le leggi già approvate (stabilite) sono permanenti. Certo possono essere cambiate, ma non sull’onda di un fatto emozionale, non come capriccio di un legislatore o, peggio, di un tiranno passeggero, ma come esigenza della Comunità. Questo contribuì di certo a far conservare per oltre duecento anni le leggi di Zaleuco. Non vi era solo il carattere divino della loro provenienza, ma la necessità di non intorbidire le acque con interpretazioni lassive; come pensare che poiché è stata inoltrata una proposta di legge, la stessa può cominciare a essere disattesa.Si aggiunga che l’origine divina delle leggi imponeva un certo rispetto. Se, come già detto, la stessa origine della parola ius p nel nome di Giove, e inoltre la concezione dell’ispirazione divina di ogni pòliteia, costituzione, ne consegue che nessun umano può pretendere di avere maggior scienza di un Dio.
Da qui, le leggi stabilite e permanenti e non tangibili, se non per cause eccezionali o, perlomeno, dopo una lunghissima durata nel tempo.
Nel romanzo La legge è uguale per tutti, vi si affronta l’argomento direttamente. Tirso, che si contrappone a Zaleuco, chiede di poter riformare la legge sull’adulterio; Zaleuco resiste alla richiesta e si trova nella medesima condizione: entrambi (Tirso e Zaleuco) devono presentarsi davanti alla Dàmos con un laccio al collo: chi soccomberà sarà impiccato. La cosa porta apprensione alla moglie di Zaleuco, Imena, ma anche al fido oplita Agesilao, che si trova confuso, e chiede cosa deve fare all’indomani a seguito del contenzioso. Per Zaleuco si tratta di una ribellione alle leggi; capisce il Legislatore che l’osservazione è dettata dall’affetto dell’uomo per lui. Ma fa capire ad Agesilao che tutto sta nel rispetto delle leggi: qualunque fosse la decisione della Dàmos.

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