Il mercato delle opere d’arte moderna o contemporanea
La tutela penale dei beni culturali
Di Francesco Donato Iacopino, Emanuele Procopio, Giovanni Passalacqua ed Enzo Nobile
Il risvolto della medaglia dell’esistenza dei patrimoni artistici e culturali, praticamente, da sempre è stato rappresentato dai furti delle opere d’arte e dalla nascita e sviluppo del mercato illecito delle opere trafugate.
In epoca non recente il furto delle opere d’arte veniva perpetrato dai popoli vincitori che si appropriavano delle opere d’arte del nemico sconfitto considerandolo un bottino di guerra (ad esempio, Venezia si appropriò dei quattro cavalli bronzei di fattura ellenica che si trovano sulla facciata della Basilica di San Marco, essendo stati gli stessi sottratti all’ippodromo di Costantinopoli dai crociati, agli inizi del 1.200)
Oltre che come bottino di guerra le opera d’arte venivano (e vengono tutt’ora) sottratte ai legittimi proprietari vuoi per soddisfare il desiderio di possedere un’opera d’arte, vuoi per fini di lucro.
Bramosia di possedere un’opera d’arte che fu la causale, ad esempio, del furto della Pala Baglioni, un quadro dipinto da Raffaello e raffigurante il Cristo morto e conservato nel Convento di San Francesco a Perugia.
Nel XVII Secolo, tale opera, su commissione del Cardinale Romano Scipione Borghese, nipote del Papa Paolo V (Camillo Borghese) e con la complicità dei monaci del convento, venne trafugata e portata a Roma.
Sottrazione, quella della Pala Baglioni, che provocò una rivolta popolare, per sedare la quale il Papa si vide costretto a riconoscere che essa era divenuta di proprietà del cardinale e a costringere quest’ultimo a inviarne una copia a Perugia.
Per non parlare poi delle spoliazioni napoleoniche che portarono alla nascita dell’editto Pacca, il cui obiettivo principale era proprio quello di evitare il trafugamento di opere d’arte.
L’attività di contrasto al trafugamento delle opere d’arte e al collegato mercato illecito delle opere d’arte ha caratterizzato tutte le normative di tale settore succedutesi negli anni, ivi compresa la Legge 22 del 2022.
Però, accanto al mercato illecito delle opere extra commercium, vi è quello assolutamente lecito e florido del mercato dell’arte moderna e contemporanea, avente a oggetto beni di autori recenti non (ancora) sottoposti a regime di tutela.
Tradizionalmente, a determinare l’andamento di tale lecito mercato erano i musei e i critici dell’arte: da costoro dipendeva il successo o l’insuccesso di un autore o di una determinata opera d’arte.
Attualmente, invece, stiamo assistendo a una vera e propria inversione di tendenza, nel senso che è quasi sempre la domanda del mercato a influenzare le istituzioni.
Il mercato dell’arte contemporanea, quindi, ha subito profondi cambiamenti ed è in continuo divenire, giacché se da un lato permangono le tipiche peculiarità della tipologia di beni scambiati quali l’originalità, l’unicità e l’aderenza dell’opera ai canoni estetici propri dell’opera d’arte, da un altro lato cambiano gli oggetti scambiati e le ragioni per cui si vende o si acquista.
Conseguentemente, a determinare l’andamento dei mercati sono ora le case d’asta, le gallerie e soprattutto i nuovi collezionisti che, attesa la scarsa offerta di opere d’arte tradizionali, riversano i loro interessi su nuovi fenomeni culturali e, al contempo, spostano il mercato verso aree geografiche solitamente escluse (Cina, Giappone, Hong Kong, Russia).
Tra i nuovi settori di interesse dei collezionisti quello che forse ha maggiore rilevanza e che rispecchia i grandi mutamenti sociali dovuti alle nuove tecnologie, è quello del mercato digitale.
L’arte digitale concettualmente risale ai primi anni ‘70 del secolo appena trascorso e ha sempre interessato scultori, pittori, fotografi e musicisti, portando verso la smaterializzazione delle opere d’arte.
Tale mercato, sino a ora, non era mai decollato per via della facilità con la quale le opere digitali possono essere facilmente riprodotte in maniera illegale e sin anche contraffatte.
I progressi della tecnologia, però, consentono ora di superare tali difficoltà e meglio tutelare i diritti dell’autore.
Tra le nuove tecnologie certamente spiccano gli NFT (Non Fungible Token).
Tratto da La tutela penale dei beni culturali, Key Editore
In foto, particolare della Pala Baglioni di Raffaello Sanzio, CC BY-SA 4.0