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Una nuova sfida per Francesco Gentile e l’ASD Città di Siderno

Di Francesco Gentile – Responsabile della progettazione sociale e sportiva dell’ASD Città di Siderno

“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” cantava nel lontano 1991 il grande Antonello Venditti. Riascoltando adesso queste parole lo debbo ringraziare, perché questa frase ha fatto riaccendere in me un vecchio amore, forse il primo, che per anni, al pari di altre passioni e altri progetti, ho dovuto lasciare accantonato in un angolo del mio cuore. In questo caso l’amore che si è risvegliato è stato quello che sin da bambino ho provato per la prima squadra che sono andato a vedere in uno stadio, (allora moderno e stracolmo), il Siderno. Negli ultimi anni, grazie agli allenatori e ai giocatori che si sono avvicendati e susseguiti e che vanno onorati e ringraziati per i risultati ottenuti, in una piazza calcistica e non facile come la nostra, avevo anche iniziato a riavvicinarmi timidamente al progetto dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Città di Siderno, progetto che ritengo valido e nuovo ma che affonda le sue radici in una storia comune, fatta di gioie e dolori, vittorie e sconfitte, capacità di rialzarsi dopo cadute che avrebbero abbattuto anche il più forte e tenace degli eroi spartani, una storia lunga 113 anni, quella del calcio a Siderno, libero patrimonio sociale e calcistico di tutta la città. Purtroppo, tra pregi e difetti, sono una persona che o fa una cosa dando anima e cuore, oppure si dedica ad altro. Nell’ultimo periodo, dopo aver ragionato con me stesso, e tanto, su una scelta già dettata dal cuore e dai sentimenti, ho deciso, grazie alla possibilità datami dirigenti dell’ASD Città di Siderno, che ringrazio soprattutto a titolo personale e umano, perché mi hanno aperto le porte della loro casa calcistica, di rientrare in un luogo che anch’io a mia volta sento casa mia, il mondo del calcio dilettantistico. Adesso, giustamente, chi legge si aspetterebbe una parte in cui il sottoscritto si dovrebbe avventurare in conteggi matematici ed economici che dovrebbero portare il nome della città nel calcio professionistico e, perché no, anche in Europa, “magari quella che conta”. Purtroppo, e senza voler deludere nessuno, a oggi, considerando che la città non è quella che, calcisticamente parlando e fra le lacrime, ho dovuto salutare a malincuore la notte del 5 giugno 2011, rientrando dal neutro di Lamezia dopo aver battuto 2-1 nella finale regionale play off il San Lucido, allora in una piazza Portosalvo stracolma e colorata di biancazzurro per festeggiare il ritorno in Eccellenza, il tessuto imprenditoriale e commerciale sidernese non è più tra i migliori e più fiorenti di tutta la provincia né la gente ha più il coraggio di sognare e farlo in grande, ma l’unica cosa che ci è rimasta è la possibilità di ricostruire tutti insieme quel buon nome che in passato si è ricoperto di gloria, trasparenza e coerenza, senza mai vendere la sua storia e soprattutto senza aver mai comprato la storia altrui. Dai primi incontri informali con la società si è deciso che ognuno metterà all’interno del progetto di crescita quelle che sono le esperienze maturate in altri campi. Personalmente, e dopo aver fatto negli ultimi anni un’attenta analisi di ciò che resta della Città, considerando che magari le disponibilità economiche di attività commerciali e partite IVA, che a oggi sono sempre di meno e più povere, a causa dello spopolamento e delle tassazioni che da ogni livello amministrativo piovono come fossero bombe sopra una trincea nella prima guerra mondiale sulle teste di questi ultimi coraggiosi,  cercherò di adattare senza chiedere sponsorizzazioni o vendere quote a nessuno, quello che è stato fatto ed è in divenire in alcune aree periferiche di Siderno attraverso la progettazione sociale al mondo del calcio. John Fitzgerald Kennedy una volta disse: «Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese». Oggi mi appresto a battere questo nuovo calcio d’inizio, primo atto di una nuova ed entusiasmante sfida che si trascinerà azione dopo azione e passaggio dopo passaggio fino al novantesimo e oltre , rivolgendomi in prima battuta all’ASD Città di Siderno, dicendo: «Non chiediamoci cosa possiamo fare noi per il nostro paese, facciamolo». La mia idea è quella che una squadra di calcio debba essere soprattutto palestra sociale e di vita nonché testimonial e specchio del territorio in cui è nata e cresciuta, è questo quello che io vorrei portare all’interno di un progetto che ritengo calcisticamente valido per renderlo ancora più valido là dove forse qualche risultato posso contribuire a farlo maturare. Ovviamente serve l’aiuto di tutti, dei tifosi e della gente passando per i bambini, i giovani e le famiglie che mi auguro di vedere allo stadio come accadeva non moltissimi anni fa. Se riusciremo a regalare qualcosa alla città e se riusciremo a farne conoscere meglio e in modo più approfondito le peculiarità al di fuori dei confini cittadini avremmo già vinto, per i risultati, quelli sportivi, sono fiducioso, poiché anch’essi con il tempo arriveranno attraverso il sacrificio, la bravura e, perché no, magari anche grazie a quella fortuna che nelle ultime decadi sembra aver voltato le spalle a una città che, almeno nella Riviera dei Gelsomini, un tempo sembrava una delle sue figlie predilette, Siderno.

Redazione

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