Bianco: un calice di… guai
Di Francesco Salerno
Nella botte piccola c’è il vino buono recita un antico motto popolare che tutti, certamente, avrete udito almeno una volta nella vita. Eppure, a Bianco, quest’anno, il vino buono non è stato scelto tra le eccellenze del territorio, ma si è deciso di importarlo da fuori.
Di cosa stiamo parlando? Ma di Calici di Stelle, ovviamente.
Come molti di voi sapranno, Calici di Stelle è una celeberrima celebrazione popolare che ripercorre la storia del vino, la sua importanza nella nostra vita e che esalta i prodotti locali e le aziende che rinnovano, anno dopo anno, una produzione millenaria.
Bianco, con le sue eccellenze quali Greco e Mantonico, non poteva certo essere da meno e, per anni, questa festa ha esaltato i prodotti locali ed è stata luogo di ritrovo e convivialità tra bianchesi e turisti. O, almeno, così è stato sino a quest’anno.
Il Calici di Stelle proposta dalla giunta Versace è stato un qualcosa di molto distante dalla festa popolare e allegra che tutti amavamo. Ma andiamo con ordine.
In primis, l’evento (di solito tenuto a Villa Medici a Bianco) è stato spostato verso il sito di Pardesca Vecchia. Luogo bellissimo, certamente, ma difficoltoso da raggiungere, soprattutto per le persone più anziane o con difficoltà ad accadere ai social (bisognava contattare un numero WhatsApp per poter capire come partecipare…). Una scelta un po’ rischiosa che, tuttavia, trova il suo senso di essere non appena si capisce che l’evento non è stato aperto a tutti, bensì a inviti.
Un numero di posti limitato per una limitata partecipazione…
In pratica, un evento elitario che fa a botte con il senso popolare della manifestazione stessa. Forse il sindaco e la sua amministrazione hanno deciso di trasformare questa festa in un’occasione per passare una serata tra amici e simpatizzanti?
Come se ciò non bastasse, non risulta pervenuto l’invito al professore Rocco Zappia, docente universitario nonché esperto proprio di tali argomenti, la cui presenza è sempre stata richiesta in organizzazioni di questo tipo. Ma, in fondo, capisco che gli organizzatori che non abbiano la divulgazione scientifica tra le loro priorità.
Ora, sarebbe già sufficienti questo a indicare i limiti dell’iniziativa, ma l’amministrazione ha deciso di andare oltre. Come? Semplice: il Calici di Stelle di Bianco è stato vetrina non per i produttori locali, ma per quelli di altre zone.
L’organizzazione è stata fatta con l’aiuto di persone esterne al circuito vinicolo bianchese (giustificata con il fatto che altrimenti non si poteva organizzare l’evento, cosa assolutamente pretestuosa, in quanto Bianco ha già organizzato in anni passati il Calici di Stelle e da decenni è iscritto alla Città del Vino ed è proprietario di una Denominazione di Origine Controllata). Alla rete di aziende bianchesi è stato, infine, presentato un progetto già fatto e finito, al quale avrebbero dovuto partecipare passivamente. Una sorta di evento imposto dall’alto al quale quasi tutti i produttori bianchesi hanno risposto picche.
«Il Calici di stelle è un evento della gente e del territorio che serve rafforzare la convivialità a Bianco e per dar risalto alle nostre aziende locali» ha detto uno dei viticoltori interpellati.
Ma, per apprezzare appieno tutto questo, bisogna rammentare che la lista Versace, ai tempi delle elezioni, ha fatto sua la bandiera della bianchesità. Bianco ai bianchesi, Prima Bianco e altre frasi simili erano lo slogan in quei giorni di campagna elettorale.
Vedendo come hanno organizzato il Calici di Stelle mi verrebbe da dire: “E meno male che erano per Bianco…”. Pensate se non lo fossero stati. I vini li avrebbero fatti arrivare dalla Cina…
Ricapitolando: Una festa popolare trasformata in un evento elitario. Nessun rispetto per le aziende locali né per la loro storia. Indifferenza verso i nostri docenti universitari e verso coloro che di vino parlano da decenni. Cosa volete di più dalla vita? Amaro Lucano? Va benissimo tutto, purché non sia di Bianco…