Attualità

Fame di Locride: un’estate di riscatto tra cultura, tradizione e sfide future

Pensieri, parole, opere… e opinioni

Lo ripetiamo praticamente ogni anno, ma resta sempre vero: sul territorio si registra un fermento culturale mai visto prima. È un dato importante, perché dimostra che la Locride è viva e che istituzioni e associazioni si impegnano costantemente a migliorare l’offerta turistica di un’area che merita decisamente più di ciò che riesce a ottenere.
Quest’anno in particolare c’è stato un concentrato di attività, iniziative ed eventi culturali da fare sì che ogni sera di agosto ci fosse un’attività in grado di andare incontro ai gusti di ognuno, rendendo la Locride meta ambita per l’intera area metropolitana.
Fa piacere constatare che incontri di approfondimento e più goderecci abbiano avuto un unico filo conduttore, quello della valorizzazione delle nostre eccellenze, dell’esaltazione di una tipicità che, come affermato dal Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace in occasione dell’incontro promosso dal Gruppo di Azione Locale Terre Locridee ad Agnana all’indomani di Ferragosto, «è espressione non solo della storia, ma anche del genio dell’uomo che abita quel territorio, della sua creatività, della sua fantasia, della sua intraprendenza. E le tipicità vanno sempre custodite perché sono le nostre espressioni, si trovano soltanto qui e non altrove, e allora rappresentano questo territorio.»
È l’accettazione di ciò che abbiamo e possiamo offrire al mondo, una valorizzazione del nostro essere che, dopo decenni spesi a nascondere quella cultura verace che ritenevamo potesse crearci imbarazzo, diventa opportunità di sviluppo, volano per un futuro più luminoso, in cui la tradizione diventa occasione.
Già da molti anni la nostra società frenetica e globalizzata ci sta parossisticamente spingendo a rispolverare i fasti del passato e la sfida della società contemporanea, ho già avuto modo di affermarlo in occasione della presentazione del bel libro di Bruno Palamara Gli antichi mestieri svoltasi a Locri alla fine dell’estate dello scorso anno, è dare nuova vita a quelle tradizioni che ci erano care in chiave moderna, declinarle nella società digitale per scoprire come ci possano arricchire ancora oggi. All’epoca il tema del bel dibattito consumatosi in Planteria era la scomparsa di tanti mestieri che avevano segnato la nostra infanzia, la nostalgia della riunione attorno al focolare domestico, delle serate spese attorno al braciere a raccontarsi storie di un tempo passato. Si fa presto a ritenere che quei momenti non possano più ritornare, senza soffermarsi a pensare, invece, che anche il confronto scaturito dalla presentazione di un libro, un dibattito sui prodotti tipici come quello svolto ad Agnana questa settimana, una manifestazione ben organizzata che sa dosare attività ludiche e culturali come sono state Mondi Possibili a Siderno, l’AgriFest a Locri o la Notte Bianca di Roccella Jonica possono assumere i connotati di un incontro attorno a un braciere, un braciere simbolicamente rappresentato dalle piazze dei nostri paesi, dalle vie piene di gente dei nostri borghi, dalle sale convegni in cui la gente si affaccia per sincero interesse o anche solo per curiosità dei temi trattati.
Se, poi, gli incontri in questione riescono ad esaltare la bellezza dei luoghi tanto meglio. È indubbiamente per questi motivo se la stagione che si avvia ormai alla conclusione è stata da tutto esaurito, se turisti e cittadini hanno dimostrato una “fame di Locride” che ha esaltato commercianti e ristoratori spingendoli a superare ancora una volta se stessi, se per questo periodo felice abbiamo voluto mettere da parte le tante problematiche infrastrutturali di questo territorio per provare a immaginarci riviera romagnola, comprendendo, non per la prima volta, ma dimostrando di crederci davvero come mai prima era avvenuto, che qui non c’è nulla da invidiare e tanto più da offrire.
Adesso che l’estate ha superato il giro di boa, però, c’è da affrontare una volta di più la sfida più dura, quella di un inverno che ci pare interminabile, in cui i problemi torneranno a galla con prepotenza e in cui tutto sembra una volta di più andare storto. È in questa fase delicata, in cui si sarà da lavorare seriamente per archiviare problematiche ataviche come quelle relative alla viabilità, alla sanità o alla carenza idrica, che dovremo impegnarci con la stessa determinazione per fare in modo che, a giugno 2025, non ci si rimbocchi le maniche per dimostrare una volta di più la nostra capacità di resilienza, ma ci si impegni piuttosto a perfezionarsi, a fare in modo che l’estate 2024 sia il punto di (ri)partenza di un cammino che si avvii della vetta che abbiamo già conquistato.

Foto di form PxHere

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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