Costume e Società

L’Amor che move il sole e le altre stelle

Dal Diritto ai diritti

Di Reba Reitano

L’Amor che move il sole e le altre stelle, verso che troviamo nella Divina Commedia di Dante Alighieri, esprime nel miglior modo possibile la potenza dell’amore.
L’Amore dovrebbe essere una cosa semplice, invece, ancora oggi, ci sono persone che devono tenere nascosto il loro amore.
Una parte della società vede l’amore tra due persone dello stesso genere come qualcosa di sbagliato, qualcosa da reprimere anche con la forza.
Il disprezzo, la violenza, la repressione, l’intolleranza, i pregiudizi, le discriminazioni, le offese, l’esclusione, le torture e gli omicidi perpetrati verso la comunità LGBTIQ+ sono attuali come dimostrano gli innumerevoli episodi di omofobia che accadono in Italia e nel mondo.
L’Articolo 3 della Costituzione sancisce il principio di eguaglianza in base al quale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Ma le persone sono davvero considerate tutte uguali?
Bisogna rispondere in modo negativo se si considerano le violenze e gli atti discriminatori contro persone omosessuali e transessuali/transgender nel nostro Paese sarebbero sistematici, gravi, molto diffusi, al punto che queste persone non si sentono al sicuro nel proprio Paese.
Nel 2021 si è discusso in Parlamento il Disegno di Legge cosiddetta Zan, Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità, che prende il nome dal suo promotore il deputato Alessandro Zan del Partito Democratico.
Il testo prevedeva che alcune delle disposizioni contenute nell’articolo 604 bis del Codice Penale per contrastare la propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa (come la previsione della reclusione fino a quattro anni) venissero estese anche alle discriminazioni basate su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.
Il disegno di legge Zan prevedeva l’inasprimento delle pene contro i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili.
I reati collegati all’omofobia venivano equiparati a quelli sanciti dall’articolo 604 bis del CP che contrasta il razzismo e l’odio su base religiosa, punendo con la reclusione fino a quattro anni le discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.
Per tale motivo l’approvazione del DdL Zan non avrebbe introdotto nuove fattispecie incriminatrici ma avrebbe modificato, ampliandoli, gli artticolo 604 bis e ter del CP.
Il disegno di legge, inoltre, prevedeva una serie di misure non penali, volte alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e alla promozione del rispetto e dell’inclusione, il monitoraggio del fenomeno e la formulazione di una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere, comprensiva dell’istituzione di appositi centri in grado di offrire assistenza legale, psicologica, sanitaria e sociale alle vittime.
Ma il DdL Zan dopo l’approvazione alla Camera è stato bocciato al Senato, non divenendo Legge e per ora non c’è in Italia una legge che difenda le persone più deboli.
Ma, nonostante tutto, la comunità LGBTQIA+ orgogliosa del proprio essere, nel mese di giugno sfila per le strade di molte città italiane chiedendo equità e diritti che ancora oggi sono incerti.
Nel 1969, a giugno, la comunità LGBTQIA+ che frequentava il locale Stonewall si ribellò all’ennesima incursione violenta della polizia e al tentativo di un’immotivata retata. Si tratta della prima rivolta della comunità LGBTQIA+ della storia, che prende il nome di moti di Stonewall. In commemorazione di questi eventi, nel 1973, a New York venne organizzata una marcia alla quale parteciparono tra i 5.000 e i 10.000 partecipanti. Fu il primo Pride (allora chiamato Gay Pride, oggi solo Pride, per rappresentare in modo inclusivo tutte le identità che lo compongono), che da allora viene celebrato in tutto il mondo. In Italia il primo Pride risale al 1979.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ribadito che «le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana. È compito dello stato garantire la promozione dell’individuo non solo come singolo, ma anche nelle relazioni interpersonali e affettive.»Giugno è il mese del Pride, le piazze si riempiono di persone di ogni orientamento sessuale, perché la lotta per i diritti è una lotta di tutti.

Foto di form PxHere

Redazione

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