CronacaReggio Calabria

Il riesame accoglie il ricorso dell’avvocato Mesiti e restituisce i beni a due gioiosani

Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, in accoglimento dell’istanza proposta dall’avvocato Fabio Mesiti, ha revocato il sequestro preventivo di due cellulari con rispettive sim che era stato eseguito nei confronti di due gioiosani, P.C. e M.A., che erano stati fermati nel corso di un controllo su strada.
L’avvocato Mesiti ha richiamato l’attenzione dei magistrati del riesame sul contenuto di alcune sentenze della Corte Europea e delle Sezioni Unite, ottenendo il dissequestro e la restituzione agli aventi diritto dei rispettivi cellulari e sim.
Nel dettaglio Mesiti ha rappresentato che “ai fini della valutazione delle misure limitative del diritto di proprietà, la norma richiede non solo che le stesse abbiano una base legale e rispondano a una finalità di interesse di pubblica utilità, ma anche che siano il frutto di un equo bilanciamento tra tale interesse e quello del privato, inteso in termini di rapporto di proporzionalità tra la misura adottata e l’interesse perseguito, che non potrebbe considerarsi soddisfatto se la persona interessata subisce un sacrificio eccessivo nel suo diritto di proprietà”. Siffatte considerazioni, che richiamano la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 13 dicembre 2016, (Fiercolet Impex contro Romania), sono state estese dalle Sezioni Unite, nº 36.072 del 19/04/2018, Botticelli, Revisione 273.548, anche al sequestro probatorio, con la Corte che ha, infatti, ritenuto che “la ragione posta a fondamento di un tale principio (essenzialmente rapportabile alla necessità di evitare limitazioni che non siano strettamente conseguenti alla finalità istituzionalmente perseguita dalla misura) debba valere indipendentemente dalla finalità, impeditiva o probatoria, perseguita con il sequestro, essendo strettamente collegato all’elemento, comune a tutte le ipotesi, della componente invasiva nell’altrui sfera personale attinente al diritto di disporre liberamente dei beni altrui”. Per cui, anche in considerazione di quanto affermato dalla Suprema Corte di Cassazione, il sequestro probatorio dei cellulari finalizzato a un accertamento esplorativo dei fatti ipotizzati non appare proporzionato all’interesse perseguito e andrebbe a comprimere ingiustamente il diritto da parte di P.C. e di M.A., di godere liberamente di un bene legittimamente detenuto. Inoltre il provvedimento di convalida di perquisizione e sequestro non aveva fornito un’adeguata motivazione in ordine ai motivi per i quali era necessario disporre il sequestro. Su tali argomentazioni i giudici del riesame hanno accolto la richiesta dell’avvocato Mesiti dissequestrando i beni.

Redazione

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