Costume e SocietàLetteratura

“Somewhere, over the rainbow”

Di Luisa Ranieri

In una sola occasione Papà ci caricava sulla sua seicento per condurci in una direzione diversa, ma non lontana, da Satriano.
Questo avveniva puntualmente a ogni Capodanno, quando, superato l’Ancinale, continuavamo a percorrere la Statale 106 fino a raggiungere la casa degli zii che abitavano a Catanzaro Lido.
Il loro appartamento era decisamente piccolo ma baciato dal sole a ogni ora del giorno perché l’edificio di cui faceva parte era stato costruito quasi direttamente sulla spiaggia, con tutto il bene e il male che una tale posizione poteva comportare.
Si favoleggiava che, durante le grandi mareggiate invernali, l’acqua del mare entrasse da una porta del piano terra e uscisse dall’altra creando vortici paurosi e a noi piccoli questa sembrava una cosa magnifica, tanto che speravamo ogni anno di diventarne protagonisti, ma ne rimanemmo sempre delusi perché non ci capitò mai di imbatterci in una tale elettrizzante avventura.
Al contrario, dall’ultimo piano della casa degli zii, ogni anno ci godevamo la vista luminosa di tutto il litorale che da Catanzaro Lido porta fino a Soverato e solo a stare sul balconcino a guardare quello spettacolo ci sentivamo riempire il cuore da un sentimento immensamente grande che solo in età adulta sono riuscita a decifrare: era l’effetto della Bellezza pura e dell’assoluta gratuità con cui essa ci veniva misteriosamente elargita.
Commozione all’ennesima potenza.
Era tanto bello in ogni momento, il litorale, che noi piccoli e ragazzi non stavamo mai in casa ma scendevamo a ogni ora sulla spiaggia a riscaldarci sia il corpo con le lunghe passeggiate sia il cuore con il racconto di tutte le novità dell’anno appena trascorso.
Ci volevamo davvero bene e le tensioni da sempre esistenti tra i nostri genitori non ci toccavano minimamente.
A Catanzaro Lido ci ritrovavamo davvero in tanti perché la compagnia, già numerosa, di Satriano, si infoltiva a dismisura per l’arrivo dei cuginetti di Nicastro e di quelli di Catanzaro, oltre, naturalmente, ai figli dei proprietari di casa, zia Mafalda e zio Peppino: in tutto, una media di quattordici/ sedici bambini e ragazzi, molto legati gli uni con gli altri. Per noi non c’era posto al tavolo della sala, ma che importava? Ci distribuivamo tra le altre stanze della pur piccola casa e ci sentivamo proprio bene.
E, se è vero che solo la Memoria e il Ricordo possono sconfiggere l’opera distruttrice del Tempo, non posso non ricordare una mattinata in cui, mentre passeggiavamo lungo il litorale dopo una breve pioggerella, vedemmo spuntare sul mare l’arco di un coloratissimo arcobaleno, mentre da una delle finestre del vicino edificio ci raggiungeva la musica di Somewhere, over the raimbow sparata ad altissimo volume dal giradischi di qualcuno.
Fu in quell’istante, in quell’abbraccio estatico tra arcobaleno e musica, che il mio tempo si fermò e mi fece intuire che cos’è la Bellezza, che cos’è l’Eterno e che cos’è la Perfezione.
E quell’istante divenne anche la mia difesa contro le brutture che la vita mi ha poi  spesso e a piene mani regalato: nel mondo c’è il Male, ma a contrastarlo c’è anche il Bene Infinito, più forte di lui e di ogni sua nefandezza.

Tratto da Sulla scacchiera della vita, pag. 73/74

Redazione

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