Costume e SocietàLetteratura

Onore e Vendetta: la morte di Ilone e il destino di Locri

La Legge è uguale per tutti

Di Giuseppe Pellegrino

«Se ti può essere di conforto la sua morte è stata rapida e non deve aver sofferto molto, a quel che ne so.Ho dato incarico a Tissaferne di portare il suo corpo qui a casa tua per gli onori funebri che spettano a un uomo del suo valore e rango. Ti prometto che la sua morte verrà vendicata.»
Di un fiato disse tutto Tirso, come se nella sua mente fosse chiara tutta la scena.
Euridice, invece, non disse parola, la sua faccia non mostrava né sorpresa né dolore. Era entrata con passo regale, le lunghe chiome corvine e un tunica bianca che disegnava un corpo sinuoso, e all’improvviso la sua faccia si fece terrea. Non un motto, gettò un grido e svenne. Immediatamente, Tirso chiamò la servitù, composta solo da italioti, e fece soccorrere la donna, che fu portata nel gineceo. Non un parola riuscì a esprimere Zaleuco, che in quella situazione si trovò a disagio, quasi non adatto e non idoneo all’incombenza. Neppure potè accennare al suo dispiacere o esprimere il dolore con le frasi di circostanza inneggianti al valore dell’uomo perduto. Neppure adombrare la certezza che Ade e Persefone, seduta sul trono regale, lo avrebbero ricevuto nel regno dei morti con gli onori che spettavano ai grandi, con cesta di frutta e con in mano il kantharos. Non potè fare neppure una domanda intorno alla circostanza del viaggio fino al porto di Zeffirio.Tirso, al contrario, sembrava aver preso d’imperio ogni iniziativa. «È bene – disse a Zaleuco – che si aspetti l’arrivo del cadavere e poi si onori il defunto. È bene pure – continuò Tirso – che tu prenda una qualche decisione per i suoi assassini. Non sarà difficile trovarli. Sentimi, Zaleuco: chi ha colpito Ilone voleva colpire Locri.»Il disaggio non abbandonò Zaleuco; non rispose alla richiesta, ma si limitò a prendere tempo dicendo: «Onoriamo Ilone con solenni esequie, prima. Poi si vedrà». Una smorfia, che il Magistrato non vide, si disegnò sulla faccia di Tirso. Come sempre il legislatore era un temporeggiatore.Dovettero aspettare la sera prima che gli uomini di Tissaferne arrivassero con una carro con sopra il cadavere di Ilone. E intanto la casa si era riempita di gente. La notizia della morte del Siracusano si era sparsa velocemente, come pure quella del recupero del cadavere. Tutti facevano a gara per manifestare il proprio dolore alla moglie, sapendo di non dispiacere al potente Tirso. Ognuno commentava gli avvenimenti, dando la sua personale ricostruzione dei fatti. Venne pure Senocrito. Il poeta si avvicinò a Tirso con un sorriso mesto di comprensione. Il giovane lo guardò negli occhi senza abbassarli. Poi Senocrito si avvicinò al corpo esanime di Ilone, fece un cenno rispettoso di saluto a Zaleuco e improvvisò un breve canto funebre, augurando al defunto di trovare, nell’aldilà, campi rigogliosi e una vita privilegiata ,finalmente senza il peso di un corpo. D’incanto, mentre il poeta accordava i suoi versi, la folla ammutolì fino alla fine. Poi, cominciò a ripetere la richiesta di vendetta a voce alta.Euridice non scese dal gineceo e Ilone non aveva figli o fratelli, a Locri. La sua morte aveva lasciato solo una vedova incomparabilmente ricca. E Tirso sembrava fare gli onori di casa.
Era ormai buio quando gli opliti arrivarono a cavallo a scorta di un carro tirato da buoi. Presero il cadavere e lo poggiarono su una tavola che era stato messo in una grande stanza per ordine di Tirso. Spettava ai servi pulire il corpo e dare alla salma un aspetto colorito. Zaleuco si avvicinò al cadavere. Anche da morto Ilone sembrava povera cosa. Non si fosse conosciuta la sua ricchezza, il suo potere, che sapeva usare, la sua furbizia e la sua vendicativa crudeltà, sul tavolo dove era poggiato sembrava, da morto, lo stesso omuncolo che era stato da vivo. Piccolo, grasso. Solo la lieve gobba era scomparsa, forse per la posizione supina che il corpo aveva trovato sul grande tavolo. La testa penzolava come fosse staccata dal corpo e a esso attaccata con un filo.
Quando Ilone aveva associato al desco Euridice, vi fu una grande meraviglia, tale era il contrasto con la bellezza divina e austera della donna. Poi Euridice vantava discendenza dalle donne delle cento case. Non li legava niente, neppure l’età: una bambina Euridice; un uomo maturo Ilone. Ma Ilone era il potente Ilone. L’uomo di Siracusa a Locri e le origini di Euridice mal si conciliavano con le sfortune economiche della famiglia. Ilone ebbe il premio della sua ricchezza, ma l’altezzosa Euridice non del tutto si piegò al consorte. Qualche tempo dopo, Ilone si era rassegnato a vivere con la donna come con una sorella che non si vuole toccare.
Mentre le donne provvedevano a portare acqua, Zaleuco guardò il corpo inerte. Tante le ferite al petto e alle spalle. Profondi i tagli e larga la lama usata. Anche il collo mostrava i segni di violenza. Due mani possenti e unghie affilate sembravano averlo cinto di forza, e dei rivoli di sangue erano scesi laddove le unghie erano penetrate nella carne.

Continua…

Redazione

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