Costume e SocietàLetteratura

Pandora, Persefone e il coraggio di Locri: donne, miti e leggi rivoluzionarie

Le riflessioni del centro studi

Di Giuseppe Pellegrino – Avvocato del Foro di Locri

Zeus fece buon viso a cattivo gioco. Stabilì che nei sacrifici agli uomini spettasse la carne e gli ossi agli Dei. Come contrappasso nascose il grano e i frutti della Terra, che gli uomini avrebbero potuto avere solo a prezzo di fatica e sacrifici. Non si placò il Re degli Dei e aggiunse un’altra punizione. Tolse il fuoco agli uomini. Ma Prometeo non desistette. In una canna vi nascose un barlume di fuoco e lo regalò agli uomini. Così racconta Esiodo. Zeus pensò allora alla vendetta definitiva. Come dice Esiodo concepì “un inganno vertiginoso e invincibile”:creò Pandora, la prima donna. “Tutti gli uomini – pensò Giove nel vederla, – proveranno una grande gioia”,non sapendo che così “circondano di affetto il loro stesso male”.Solo attraverso la donna l’uomo poteva procreare e moltiplicarsi. Ma con Pandora, tra gli uomini faceva ingresso il Male.Così Zeus prepara la sua creazione: Efesto farà il corpo con acqua e argilla, modellandola sull’aspetto delle Dee: Atena provvederà alla sua educazione, insegnandole a usare il telaio; Afrodite conferirà il fascino; il dio della guerra, le avrebbe regalato “un’indole da cagna e una natura da ladra”.Che il termine ladra e l’indole di cagna fossero per Esiodo una forma dispregiativa non vi sono dubbi, perché Esiodo chiarirà che il termine ladra è da intendersi come una bocca da sfamare in più nella famiglia, che così sottrae il cibo agli altri; con il termine cagna sicuramente un carattere vendicativo e inaffidabile. E, tuttavia, a noi il tutto non sembra dispregiativo, perché due cose danno il senso della considerazione di cui godeva la donna: la capacità di procreare e così di perpetuare la vita; l’incapacità dell’uomo a starsene lontano. Si aggiunga che il primo dono trovava presso i Greci una Dea specifica (Kore-Persefone-Demetra: il grano che nasce, il grano che cresce, il grano maturo da raccogliere) e si può concludere quasi, anche se con un concetto forzato, che escludere la Donna dalla Politica e da alcuni diritti fosse forse un modo di proteggere chi aveva già di per sé doni divini.
Solo descrivendo il tema della parità di genere, si potrà capire perché le leggi locresi sono declinate sia al maschile sia al femminile (Nessun locrese può avere né schiavi né schiave; all’adultero e all’adultera cavar si debbon gli occhi), se non si affronta il tema; come non occorre sfuggire al chiarimento del significato del Matriarcato a Locri (e non solo a Locri) e delle Donne delle Cento case.
Dell’Istituto non vi è ombra di dubbio, perché al di là delle citazioni di tutti i maggiori storici greci, vi è da parte di Polibio una sorta di indagine sul luogo. Venuto a Locri, al seguito di Scipione, nipote dell’Africano, lo storico si mise a studiare l’origine servile dei locresi. Non lo fece invero da storico, ma da uomo prevenuto, essendo il suo obiettivo solo quello di smentire Timeo di Tauromenio, che parlava di una società civile e ben organizzata e molto raffinata. Il punto di partenza fu sicuramente l’affermazione di Aristotele sulla origine servile dei locresi. Del che se ne è già parlato, con un obiettivo del tutto opposto a quello di Polibio: ossia dimostrare che proprio l’origine umile fu il presupposto della grandezza di Locri. Non si capiranno mai norme del tipo: nessun locrese può avere né schiave né schiavi se non si dà per acquisito che per degli schiavi era impossibile concepire una società fondata sugli schiavi. E il coraggio di una tale legislazione rivoluzionaria si potrà apprezzare solo tenendo conto dell’importanza economica che la schiavitù rappresentava per i greci. Elemento, questo, sul quale era basata tutta l’economia greca. Tutte le norme di Locri vengono declinate al maschile e al femminile, come quella sopra citata, come anche le altre (all’adultero e all’adultera cavar si debbon gli occhi); il che sta a significare l’importanza sociale che aveva la donna a Locri. E il potere di dare il patronimico al figlio non era di quelli da sottovalutare, se si pensa che il fialeforos, nella festa di Persefone, a Locri, non era un ragazzo, ma una vergine.

Estratto da L’Eco Giuridico del Centro Studi Zaleuco Locri del 18/11/2023

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button