Il fondo Coltura di Bovalino
Di Antonio Ardore
Il più antico documento scritto che ci dà notizie sul fondo Coltura è la Platea del monastero dei Santissimi Stefano e Brunone della certosa di Serra San Bruno (VV) del 1532, per questo il terreno veniva chiamato La Coltura di Santo Stefano. In questo atto si riporta che dopo la ricostruzione della chiesa matrice di Bovalino Superiore, detta di San Nicola, a opera del nobile Giovanni Francesco Pignatelli, questi divenne affittuario dei terreni di proprietà della medesima chiesa.
Il fondo Coltura, chiamato oggi in gergo Cottura, era compreso tra il fondo Pomadonna, il vallone del Soccorso e il torrente Pintammati, altri terreni viciniori erano il Judeo e Tre Carlini del comune di Ardore, quest’ultimo è caratterizzato da una serie di monoliti scavati e che servivano come riparo dei pastori e del gregge. Tutti questi terreni erano chiamati fondo Pignatelli.
Questi terreni venivano dati in affitto alla gente del luogo e il ricavato veniva inviato alla Certosa di Santo Stefano della Certosa di Serra San Bruno.
Nel 1743 il vescovo di Gerace, Monsignor Idelfonso Del Tufo, con atti del notaio Francesco Maria Procopio di Bovalino, acquistò 4 terreni di contrada Coltura di proprietà della chiesa di Santa Caterina, della chiesa di Santa Maria Assunta di Bovalino Superiore e di 2 privati. Quindi questi terreni entrarono a far parte della mensa vescovile ed erano piantati a ulivi, gelsi e vigna.
Dopo l’istituzione del Pio Monte dell’Addolorata, con atto notarile del 1750, il fondo Pignatelli, assieme al terreno Caccamo e Bricà e Pintammati vennero donati al Pio Monte di Bovalino.
Dopo il terremoto del 5-7 febbraio 1783, venne istituita la Cassa Sacra ente che vendette in Calabria chiese, conventi e terreni danneggiati. Per questo gli appezzamenti della Coltura passarono di proprietà dei privati che già coltivavano le colonie.
Con la dominazione francese (1806-1815), nel 1810 il demanio feudale, a quel tempo appartenente alla Famiglia Duchi Pescara Diano, venne divisa e concessa alla popolazione, la quarta parte della Coltura venne concessa dal Commissario del Re nella Calabria Ulteriore al Comune di Bovalino.
Negli anni ’10 dell’800, ci fu una lite tra la Curia Vescovile di Gerace e il Comune di Bovalino per il demanio Coltura, in quanto il terreno appartenente al primo passò di proprietà del Comune di Bovalino.
Altre notizie sul fondo Coltura si hanno nel volume La Platea del monastero dei Santissimi Stefano e Brunone del 1532, a cura di Lucia Longo, del 1996, e si trova nella Biblioteca comunale di Bovalino nello scaffale Calabria.