Il Matriarcato Locrese: archeologia di genere e riti femminili nell’antichità
Le riflessioni del centro studi
Di Giuseppe Pellegrino – Avvocato del Foro di Locri
Il pensiero è datato, tuttavia lo studio di Bachofen, teso a trovare un filo di Arianna tra il regno maschile e quello femminile, oltre ad avere affascinato poeti come Rilke e Hofmannsthal o narratori come Broch, Hesse e Thomas Mann, e ad essere difeso da pensatori come Benjamin, Adorno e Fromm, per non parlare di Marx e Engels (che nelle teorie dello studioso vi ravvedevano la transitorietà della vita borghese), tutt’oggi affascina, posta la configurazione (retius, la rappresentazione) della mater come figura mitica.
Interessante anche lo studio di Simona Montagnani, che è un’esperta di Gender Archaeology, che fa esplicito riferimento ai risultati archeologici degli scavi di Locri, per affermare che “è sufficiente una breve navigazione in rete per rendersi conto di come gli approcci di genere siano presenti un po’ ovunque nell’archeologia europea, con particolare riferimento all’Inghilterra (Università di Durham) e alla Spagna (Granada)”. Su Locri, per come riportato dal lavoro della stessa, si osserva che “il tema della culturalità femminile locrese è affrontato con una certa prudenza, utilizzando alcuni degli schemi gender in forma di filtro critico utile a rendere più nitide alcune immagini. L’intento fondamentale del saggio, quello di esplorare i rapporti tra cultura religiosa locrese e mondo dorico-peloponnesiaco, innesca – sostiene l’Autrice- una serie di domande, fra le quali due, in particolare, sembrano da considerarsi rilevanti: Perché dominano a Locri i culti femminili? Questa realtà culturale ha un nesso con la vita quotidiana delle donne locresi?
Dall’analisi storica e antropologica della situazione, che merita di vedere ulteriori approfondimenti per il futuro, soprattutto per quanto riguarda l’inquadramento dei reperti archeologici, emerge il legame del mondo locrese con quello dorico-peloponnesiaco, in particolare laconico-spartano. Appare soprattutto interessante la rilettura e la rivalutazione di alcune delle evidenze archeologiche provenienti dal Persephoneion e dalla necropoli di Lucifero. Per quest’ultimo contesto è posto l’accento sulla inusuale presenza di strigili in tombe femminili e su alcune iconografie raffiguranti donne con in mano questo strumento. Sulla scorta di osservazioni già presenti in letteratura siamo in grado di recuperare un’immagine molto forte: quella delle donne che praticano riti sociali tradizionalmente ritenuti maschili, puntualmente confermata dalle raffigurazioni su vasi a figure rosse del IV secolo a.C., sempre dalla necropoli di Lucifero. L’immagine è forte anche perché richiama una subitanea contiguità con il mondo laconico, nel quale, si sa, le donne praticavano attività ginniche. A chi obiettasse che si tratta di un numero limitato di evidenze materiali, si potrebbe rispondere – come l’Autrice fa, – che il peso di questa documentazione non risiede nella massività delle occorrenze, bensì nel loro formidabile impatto contestuale. Alla luce di questo saggio la Gender Archaeology può aggiungere utili elementi di dibattito, se concepita alla stregua di impostazione teorico-procedurale volta alla valorizzazione di particolari documenti archeologici, al recupero, anche semplicemente congetturale, di percezioni dell’antico più e meglio intelligibili del passato, ad approfondimenti contestuali specifici, restando però nel quadro armonico di una grande archeologia globale.”La Parità di genere, invero, era completamente ignorata presso i Greci, Locri compresa. Tuttavia ad Epizephiri, vi era una concezione della Donna di grande rilevanza. Questa l conseguenza del Matriarcato, che dava diritto alle Donne di dare il patronimico ai figli e al conseguente matrimonio, e del culto di Persefone, che a Locri ha avuto una grande importanza.
Per il resto, le Donne erano escluse dai diritti politici e anche economici: non potevano ereditare, tranne con qualche eccezione.
Il concetto di donna e del poco favore che aveva presso gli uomini, è ben descritto dal mito di Prometeo. Prometeo amava gli uomini e li proteggeva; per loro scelse con un inganno i pezzi più pregiati delle carni degli animali, ingannando gli Dei che scelsero ossi e carne di poco pregio.
Continua…
Estratto da L’Eco Giuridico del Centro Studi Zaleuco Locri del 18/11/2023