Elio Ruffo di Bovalino e il cinema da ricordare
Di Antonio Ardore
Elio Ruffo è nato a Reggio Calabria il 24 dicembre 1920 da Gaetano Ruffo, avvocato e dirigente della massoneria di Palazzo Giustiniani, e da Enrichetta Cordova, nobile di Palizzi. Dopo la laurea in giurisprudenza, a Messina, si recò a Roma per partecipare alla resistenza, qui si sposò con una nobildonna romana e fece ritorno in Calabria. Collabora con il Giornale di Calabria ed entra nel mondo del cinema come aiuto regista di Alessandro Blasetti. Poi come aiuto regista di Giorgio Simonelli e di Mario Sequi. Nel frattempo si dedica al giornalismo pubblicando articoli su L’Umanità e Fotogrammi.
Muore a Bovalino il 16 giugno 1972.
Filmografia
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Tempo d’amarsi (1954) doveva chiamarsi Dopo l’alluvione, è una storia d’amore che ha inizio con il decesso di un uomo a cui segue la disperazione per le condizioni economiche della famiglia. Il film è girato a San Luca e Bovalino. Le immagini del film verranno utilizzate nel 1956 per un fotoromanzo nazionale.
Protagonista Francesco Pelle, allora bambino, che scappa da casa e arriva a Bovalino per cercare un lavoro. Verrà ritrovato dalla sorella che lo riporterà a casa a San Luca.
Il film fu invitato fuori concorso al Festival del Cinema di Locarno, meritando una menzione speciale, e l’appellativo di Visconti calabrese, in quanto come il grande regista milanese anch’egli era di nobili origini. -
Una rete piena di sabbia (1967) un regista torna nella sua Calabria per fare delle riprese per la TV, ma gli viene consigliato dalla mafia di interessarsi solo delle bellezze artistiche della regione. Il film è girato a San Luca, Bovalino, Locri, Siderno, Marina di Gioiosa, Roccella, Copanello e Catanzaro.
Tra gli attori del film si ricordano Romano Caielli, Mario Camera, Giovanni Furfaro e altri, tutti scelti tra le persone locali.
È il primo film italiano a far vedere una vera riunione del tribunale della mafia.
Per questo film ricevette il Premio Giove Capitolino, il Premio dell’Unione Cronisti Italiani per la migliore regia e una segnalazione speciale della critica al Festival di Venezia. - Borboni ’70 (1970) opera incompiuta a causa della morte prematura. Il regista prende spunto dalla scoperta del summit di Montalto del 1969.
Documentari
- S.O.S. Africo (1949): il giornalista Sandro Paternostro, a dorso di mulo, partendo dal corso di Bovalino e attraversando la fiumara Careri, passando da San Luca, giunge ad Africo Vecchio. Dopo le interviste al sindaco e alle personalità il giornalista finisce il documentario con la frase «Voi di Africo vi meritate perché avete fede nell’avvenire». Due anni dopo, nel 1951, l’alluvione spinse la popolazione a trasferirsi alla marina presso Capo Bruzzano, allora territorio del comune di Bianco.
- Gente del Sud (1950);
- Modella vestita (1951);
- Old world, new word, one word (1958), produzione americana;
- Il monte della pietà (1959): è stato trasmesso più volte su Rai 5 nel programma Corto Reale;
- Gerace (1960);
- Lidi calabresi (1960);
- Il bosco dei cavalli selvaggi (1961) girato in Sardegna per la Rai.
Mercoledì 3 dicembre 1997 sono stati proiettato a Reggio Calabria per la prima volta, nel salone dell’Accademia delle Belle Arti, i film Una rete piena di sabbia ed S.O.S. Africo totalmente restaurato.