Di Francesco Cesare Strangio
«Mi manda vostra comare Angelina a riferire che domani vi aspetterà al negozio» rispose il giovane.
«Dite a vostra madre che sarò da lei alle dieci. Adesso ditemi cosa gradite da bere» chiese Marco al giovane.
«Niente!» rispose, determinato il giovane.
«Come niente? Se fossi venuto io a casa vostra e non avessi accettato di bere qualcosa che cosa sareste portato a pensare?» ribatté Marco.
«Giacché la mettete su questo piano, sono in dovere di accettare un bicchiere di vino» rispose remissivamente il giovane.
«Adesso sì che mi piacete» finì, soddisfatto, Marco.
Compare Cosimo prese il bicchiere di vino e, dopo aver brindato, mandò giù il contenuto tutto di un fiato.
«Adesso devo andare» disse Cosimo.
Il giovane ossequiò il compare, prese l’uscita e, dopo avere inforcato la motocicletta, sparì oltre la curva.
Marco rimase a lungo impalato con lo sguardo in direzione della curva. La sua mente prese a calcolare la percentuale delle possibilità che Gladuela dicesse sì al fidanzamento. Nella realtà, conoscendo i trascorsi delle rispettive famiglie, Marco nutriva una certa diffidenza sull’esito del suo desiderio. Comunque, deponeva tutte le sue speranze sulle capacità persuasive di comare Angelina.
Il fantasma della disputa per il confine di proprietà era sempre lì, pronto a scoccare i suoi dardi infuocati sugli eredi delle persone che, a suo tempo, si resero protagoniste della furiosa controversia.
Marco, da come stavano i fatti, poteva fare poco e niente, comunque passò l’intera serata immerso nel mare tempestoso dell’essere.
Al mattino seguente, alzandosi di buon’ora, si recò al cantiere per programmare la nuova giornata di lavoro. Quando arrivò sul cantiere, per un attimo, si sentì nei panni di mastro Filippo che appariva all’improvviso, e se tutto fosse stato come pensava, se ne andava nello stesso modo di com’era arrivato.
Dovendo andare alla bottega di comare Angelina, Marco si vestì a modo, salì sulla moto e partì. Anziché recarsi direttamente alla bottega, fece una sosta al bar Carducci per un caffè. Il proprietario del bar, vedendolo vestito a puntino da sembrare un attore, disse: «Complimenti! Vestito così mi sembri Marlon Brando… Dove vai di bello?»
Marco preferì restare abbottonato e non rivelò qual era la sua reale destinazione. Per non apparire sgarbato, se la cavò dicendo: «Non sapendo cosa fare, ho pensato, una volta tanto, di vestirmi come un attore e fare un giro per il paese.»
Uscito dal locale, avviò il motociclo e mosse verso la bottega di donna Angelina.
«Buongiorno, comare Angelina.»
«Compare Marco, come sempre sei preciso e puntuale. Mi ha riferito mio figlio dell’accoglienza che gli hai riservato.»«Al dì là degli insegnamenti ricevuti che mi portano a essere rispettoso e ossequioso con le persone; davanti ai vostri figli mi è più che doveroso inchinarmi.»«Grazie! Sei troppo buono.»
«Dovere!»
«Ti ho fatto venire per rendicontarti sull’incarico che mi hai affidato. È stata dura per il rancore che ancora serbano per quella vicenda del confine tra i due poderi. Gli ho fatto notare che il loro ragionamento sapeva di stolto e d’insensato. Disquisendo sulla questione del confine, sono convinti di essere dalla parte della ragione. Hanno cambiato opinione quando ho fatto notare loro che il metro che hanno perso, con il matrimonio se lo ritroveranno indietro con i dovuti interessi. Al sentire la cosa, gli si sono accese le lucette in testa e hanno cambiato suonata. Per farla breve, accettano di accoglierti nella loro famiglia.
Quando decidi di andare a casa dei Chinnici, ci sarò io ad accompagnarti.»
Nel sentire quanto detto da comare Angelina, Marco s’inchinò e le baciò la mano ringraziandola per quanto aveva fatto per lui.
Marco si sentì come svuotato, l’ansia lo abbandonò lasciandogli dentro come un senso di vuoto.
Ormai era fatta: la famiglia della donna dei suoi sogni aveva accettato che Marco si unisse in matrimonio con Gladuela.
A quel punto, non restava che fissare la data per ufficializzare il fidanzamento.
A Marco rimaneva solo l’incombenza del mettere il denaro al sicuro; quindi, in lui, fece capolino il dubbio se fosse conveniente andare in Svizzera prima o dopo il fidanzamento. Era un nodo non facile da sciogliere: celebrare il fidanzamento prima di andare in Svizzera gli dava una certa sicurezza, solo che se fosse stato preso con la refurtiva, lo attendeva una lunga vacanza presso una casa circondariale, lasciando così sgomenta la famiglia di Gladuela. Da un ragionamento sommario, gli parve più conveniente che facesse il fidanzamento dopo aver trasferito l’intera refurtiva nella banca Elvetica. L’altalenante pensiero, dovuto alla legittimità del dubbio, portò Marco a duellare con un così difficile l’interrogativo. Fu così che prese la decisione di rinviare il tutto all’indomani, in quanto è risaputo che la notte porta consigli.
All’indomani la nebbia del dubbio si era dileguata: aveva deciso di presentarsi a casa di Gladuela il sabato successivo.