CronacaReggio Calabria

Operazione “Libera Fortezza”: rigettata la sorveglianza speciale per Vincenzo Rao

La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, accogliendo le tesi difensive degli Avvocati Leone Fonte e Angelo Sorace, ha rigettato la proposta della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno avanzata nei confronti di Vincenzo Rao, 49enne di Polistena. Rao era stato coinvolto, unitamente ad altre venti persone, originariamente in un’associazione di tipo mafioso, con ruolo di organizzatore con riferimento a reati di usura, estorsioni e detenzione di armi. All’esito del processo con giudizio ordinario presso il Tribunale di Palmi, lo scorso mese di giugno, Rao veniva assolto, così come tutti gli altri imputati, dal reato di associazione mafiosa, riqualificando la stessa in associazione semplice, condannandolo, tuttavia, per alcuni episodi di usura ed estorsione aggravati dal metodo mafioso, alla pena di 10 anni di reclusione, rispetto ai 28 anni richiesti dal Pubblico Ministero. Da ciò scaturiva la proposta di sottoposizione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Polizia di Stato, avanzata dal Procuratore Distrettuale di Reggio Calabria. Nel corso dell’udienza dinanzi al Tribunale di Prevenzione (Presidente Natina Pratticò, Giudici Pina Porchi e Jessica Merolla) l’avvocato Leone Fonte faceva rilevare che, seppur vero che nei confronti di Rao era ravvisabile una pericolosità sociale qualificata in quanto imputato e condannato per delitti di aggravati dal metodi mafiosi è altrettanto vero che anche nei confronti dei condannati per tali reati è sempre necessario verificare l’attualità della pericolosità sociale, quale imprescindibile presupposto per l’adozione di misure di prevenzioni personali. La difesa, sulla base di quest’ultimo principio, evidenziava che i fatti per i quali Rao è stato condannato si riferivano a episodi risalenti nel tempo, circa sei anni fa e, peraltro, Rao era stato nel frattempo scarcerato e sottoposto ai domiciliari. Conseguentemente, essendo decorso un apprezzabile periodo di tempo tra l’epoca dell’accertamento della responsabilità penale e il momento della formulazione della proposta, la pericolosità sociale, per quanto sempre sussistente in soggetti accusati di reati di criminalità organizzata, deve essere sempre attuale nel momento in cui viene formulata la proposta della sorveglianza speciale. L’Avvocato Fonte, richiamando anche la più recente giurisprudenza della cassazione in tema di attualità della pericolosità sociale, chiedeva il rigetto della proposta per assenza di condotte rivelatrici di una permanente pericolosità sociale di Rao. Il Tribunale di Prevenzione, nonostante la richiesta di sottoposizione a 5 anni avanzata dal Pubblico Ministero Distrettuale, accogliendo, viceversa, le tesi difensive, rigettava la proposta di applicazione della sorveglianza speciale.

Redazione

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