Bergamotticoltori reggini in crisi: tra promesse disattese e l’impasse dell’IGP
Il grido di allarme dei bergamotticoltori reggini mette in luce una profonda crisi nel settore, accentuata da un’assenza di supporto politico efficace e dalla presenza di poteri forti che ostacolano lo sviluppo. Questo è il messaggio centrale del comunicato del Comitato dei Bergamotticoltori Reggini, che denuncia la mancanza di misure di ristoro per la campagna del 2023, nonostante le promesse politiche fatte, e la scarsità di risorse idriche, aggravata dalla risalita del cuneo salino che danneggia le coltivazioni.
Le accuse del comitato sono pesanti: i coltivatori sostengono che i prezzi del frutto fresco e da industria siano calati drasticamente, controllati da un oligopolio che penalizza i produttori e impedisce la valorizzazione del bergamotto. La questione dell’Indicazione Geografica Protetta è un altro punto nevralgico: approvata dal Ministero a dicembre 2023, questa certificazione è stata bloccata a febbraio dalla Regione Calabria. Secondo Giuseppe Falcone, cofondatore del comitato, questo ostacolo sarebbe dovuto a motivi familistici e conflitti di interesse, per mantenere il sistema attuale e favorire pochi privilegiati a discapito degli agricoltori.
Roberto Capobianco, presidente di Conflavoro Piccole e Medie Imprese, interviene in sostegno dei bergamotticoltori, sottolineando come la certificazione dell’IGP potrebbe garantire al bergamotto di Reggio Calabria una posizione di rilievo sul mercato europeo e una filiera trasparente. Il Decreto Legislativo 198/2021 potrebbe inoltre tutelare gli agricoltori da pratiche sleali, permettendo una determinazione del prezzo più equa.
La Denominazione di Origine Protetta sull’essenza del bergamotto, attiva dal 2001, è criticata perché non ha mai portato benefici concreti ai produttori e non risponde alle esigenze del settore agricolo. Secondo Falcone, l’unica certificazione di qualità adeguata sarebbe l’IGP, mentre il disciplinare della DOP resta ambiguo e mal applicato.
La frustrazione dei produttori è palpabile: Francesco Macrì della sezione regionale della Cooperativa Produttori Agricoli dichiara che gli agricoltori, ormai stanchi, non comprendono i continui rinvii e blocchi dell’IGP. In un anno, numerose occasioni di finanziamento ministeriali e regionali sono andate perse per la promozione del bergamotto. Giuseppe Mangone, della sezione regionale dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente, rimarca l’incoerenza della Regione, che prima ha sostenuto l’IGP e poi ha ritirato il proprio appoggio, causando una paralisi che ha danneggiato il settore.
Infine, Aurelio Monte dell’Unione Sindacale di Base, Lavoro Agricolo, denuncia che la Regione continua a supportare la DOP dell’essenza, ormai priva di significato, come un pretesto per ritardare l’avanzamento dell’IGP e mantenere la confusione. Secondo lui, l’obiettivo sarebbe sempre stato quello di impedire il cambiamento, lasciando invariato il controllo sulle risorse a favore di una ristretta élite.
In conclusione, il Comitato dei Bergamotticoltori Reggini esprime una profonda sfiducia nella gestione politica del settore, chiedendo che le vere esigenze della base agricola vengano finalmente ascoltate e rispettate. La speranza è che l’ottenimento dell’IGP possa portare una svolta reale per questo prodotto unico al mondo, sottraendolo a una gestione che, fino a oggi, ha limitato ogni possibilità di sviluppo.