“Gli studenti calabresi dell’Università della Calabria hanno potuto imparare come si costruisce e si manda in onda uno spot televisivo”. I capigruppo dell’opposizione Mimmo Bevacqua (Partito Democratico), Davide Tavernise (Movimento 5 Stelle) e Antonio Lo Schiavo (Misto) sollevano forti critiche sulla “vera e propria telenovela” trasmessa su Rete 4. Secondo i capigruppo, Roberto Occhiuto ha descritto in diretta televisiva una Calabria ideale, “che è nei dépliant, nei sogni,” promettendo trasporti efficienti, aziende floride e assistenza sanitaria all’avanguardia, mentre la realtà è ben diversa: strade in cattive condizioni, treni in ritardo, calabresi costretti a curarsi all’estero e una disoccupazione che raggiunge livelli allarmanti.
Una sola affermazione di Occhiuto è stata definita vera: il riconoscimento dell’UniCal come punto di orgoglio a livello nazionale, frutto di un impegno costante e di una visione lungimirante. “Ci dispiacerebbe se oggi l’università diventasse campo di battaglia politica”, hanno aggiunto i capigruppo, auspicando che l’UniCal continui a rappresentare un faro di formazione e innovazione. Infine, hanno esortato Occhiuto a risvegliarsi dalla sua illusione, ricordando i drammatici dati Eurostat sulla povertà e la crisi della sanità.
In un contesto simile, la recente pubblicazione del bando produzioni 2024 da parte della Fondazione Calabria Film Commission ha suscitato ulteriori preoccupazioni. Il gruppo del PD ha criticato la gestione di questo organismo, definita miope e mortificante per le realtà locali. I vertici della Film Commission continuano a elargire risorse a produzioni esterne che, secondo le critiche, portano via denaro pubblico senza lasciare alcun segno positivo in termini di sviluppo economico e immagine per la Calabria.
“Quali grandi risultanze hanno messo in campo le pseudo produzioni nazionali e internazionali?”, si sono chiesti i rappresentanti del PD, sottolineando che le professionalità locali vengono mortificate. Anche da un punto di vista occupazionale, non è più accettabile negare opportunità a chi contribuisce artisticamente e professionalmente alla propria terra, mentre le produzioni più potenti ricevono risorse di cui non hanno bisogno. “Il cinema non dovrebbe avere colore politico”, hanno concluso, esprimendo pieno sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto, pronti a intraprendere ogni iniziativa utile per far valere diritti, dignità e merito.