I De Blasio e il fondo Pomadonna di Bovalino
Di Antonio Ardore
Il 7 febbraio 1783 un forte terremoto sconvolse tutta la Calabria, arrecando seri danni, oltre che ai palazzi nobiliari, anche a chiese, conventi e terreni di proprietà delle diocesi. Il Re di Napoli, l’anno successivo, istituì l’ente Cassa Sacra con cui i beni religiosi danneggiati venivano venduti a privati.
A Bovalino c’era il terreno detto Pomadonna, che apparteneva al convento di Sant’Anna di Gerace. venne acquistato da Francesco Saverio Amato, da Ardore. Questi fece erigere, nel 1786, una cappella gentilizia intitolata a San Michele Arcangelo, statua posta nella cappella di sinistra. Questa chiesetta, danneggiata dal terremoto del 1908, venne abbandonata, e la statua donata ad altra chiesa. Attualmente restano i muri perimetrali e senza copertura. Resiste alle intemperie del tempo lo stemma Gagliardi, mentre l’altro stemma è stato distrutto. Il palazzo ottocentesco vicino alla chiesetta, lesionato dal terremoto del 1908, venne abbattuto, quindi i De Blasio costruirono una palazzina oggi abbandonata alla destra della foce del torrente Pintammati, in zona Sant’Elena.
Il vasto latifondo Pomadonna, ha per limiti, a nord il demanio Coltura che lo divide da Ardore, lato monte la via Dromo da via Coltura a viale Francesco La Cava e, infine, con la strada comunale Sant’Elena, dal vallone Ternicola al Pintammati. Negli anni ’60 la costruzione della variante Superstrada 106, divise il fondo in due parti, uno rimasto alla Famiglia Haremberg e l’altra alla Famiglia De Francesco. Il terreno veniva concesso in colonia alla gente del luogo che versava alla Famiglia De Blasio parte del ricavato della coltivazione. Il Barone Carlo De Blasio è ricordato ancora con grande affetto, soprattutto dai più anziani, per il gran rispetto che lo avvolgeva, per la vita vissuta umilmente con i contadini. L’amministrazione Camillo Ammendolea, nel 1997, in un consiglio comunale propose all’Ingegnere Haremberg di creare un’azienda agricola in loco e la lottizzazione della parte del fondo rimasto ancora alla sua Famiglia.
La Famiglia originaria di Bova ha dimora a Roma e a Reggio Calabria ed ebbe, sino la fine della feudalità, nel 1810, il possesso della terra di Palizzi sulla costa reggina con annesso il casale di Pietrapennata. La Famiglia De Blasio è stata riconosciuta nella sua nobiltà e nel predicato di Palizzi. Con Regio Decreto del 30 settembre 1926 venne concesso a Carlo di Vincenzo, di Carlo, il titolo trasmissibile di barone. Il feudo di Palizzi venne acquistato nel 1751. Il terreno di Bovalino, proprietà degli Amato di Ardore dal 1784, venne dato in dote a Michelina Amato, di Francesco Saverio, che sposò il marchese Luigi Gagliardi di Vibo.
Carlo De Blasio (1804-1865), sposò Teresa Gagliardi dei marchesi di Vibo Valentia, la linea continua con Enrico (1845-1878), poi con Carlo (1873-1952) ultimo barone ad abitare a Bovalino.
Questi ebbe 5 figli e la linea passò a Teresa De Blasio (nata nel 1913) sposata nel 1953 con Enrico Haremberg, di cui il figlio Carlo, sposato con Luciana De Lieto.
I De Blasio si stabilirono prima ad Ardore Superiore fin dalla metà del ‘600, dove esiste ancora il palazzo baronale e proprietari di terre quali Judeo, Petrazomita e Ficara Piccola, mentre nel sobborgo di San Giovanni eressero la chiesetta di Santa Rosa da Viterbo. Il suffeudo di Pomadonna è chiamato dalla gente del posto, come terra del Tedesco o dei Riggitani.
L’Arma della Famiglia De Blasio di Palizzi: di azzurro al libro aperto, incorniciato d’oro, caricato nelle due pagine delle parole Blasius facito e sormontato da una cometa di oro disposta in palo.
L’Arma della Famiglia Amato di Amantea: d’azzurro al grifo d’oro armato e lampassato di rosso, col capo cucito d’azzurro caricato di tre stelle del secondo e sostenuto dalla trangla del medesimo.
L’Arma della Famiglia Gagliardi di Vibo Valentia: d’argento alla banda di verde accompagnata da 2 conchiglie di rosso, una in capo e l’altra in punta.