La luce della speranza: come Rocco Valpreda riemerse dal coma
Storie d’altri tempi
Di Francesco Cesare Strangio
Da quelle parti, quando il sole si nasconde dietro ai monti, mette in risalto tonalità cromatiche che si fondano e sfumano una nell’altra da portare, attraverso la dimensione dell’immaginario, a vedere quanto avviene in Lapponia.
Dal rosso al nero al blu al viola fino a toccare il verde scuro della valle lontana, su cui troneggia il sole avvolto da nuvole bianche come una sposa dal suo velo.
In Patrizia cresceva quel desiderio innato nelle donne di andare ad accudire Rocco, come la mamma con il suo bambino.
In un attimo prese la decisione e andò dal medico ed espose il suo pensiero. Il medico l’ascoltò in silenzio senza battere ciglio. La donna dopo aver finito, si rinchiuse in un composto silenzio.
Il dottore, con la mano, prese a massaggiarsi il mento; dopo una lunga riflessione, disse: «Tutto sommato non perdiamo niente.»
Si alzò e accompagnò Patrizia nella stanza di Rocco.
Filippo e Domenico si avvicinarono alla parete di vetro, curiosi di vedere se accadesse qualcosa di nuovo. Patrizia, prese la sedia e si mise al bordo del capezzale, dando il volto alla parete di vetro; poco dopo iniziò a parlare con voce sommessa, con il palmo di una mano gli accarezzava il volto e con l’altra gli massaggiava l’avambraccio. Patrizia continuò a parlare, rispettando delle brevi pause.
Erano passati poco meno di venti minuti e niente era mutato. Nel cuore della donna incominciò ad affievolirsi la speranza, ma non demorse. Mezz’ora dopo, sul punto di gettare la spugna, le palpebre di Rocco oscillarono ripetutamente con il tipico ritmo del sonno rem. Patrizia si girò di scatto verso il medico per vedere se si fosse accorto del movimento delle palpebre. Il Medico accennò un sorriso e annuì. Patrizia rimase per un attimo in silenzio e poi riprese a parlare. Nelle brevi pause accostava le sue labbra alla guancia di Rocco dandogli dei baci impalpabili che solo l’anima poteva sentire. Di nuovo le palpebre di Rocco oscillarono ripetutamente, riconfermando l’evento precedente. Un nuovo sguardo d’intesa tra la ragazza e il medico che si voltò in direzione di Filippo e Domenico, ponendo il pollice della mano destra verso l’alto per segnalare che tutto stava andando per il verso giusto.
Le dita della mano sinistra di Rocco si mossero e sotto le palpebre, gli occhi incominciarono a muoversi lentamente. L’ottimismo salì rapidamente, a un tratto Rocco sgranò gli occhi ed emise un leggero lamento: era uscito dal coma.
Filippo, nel vedere il nipote muovere il braccio esultò come un tifoso nel vedere la squadra del cuore fare il gol della vittoria.
Due lacrime di commozione baciarono il volto di Patrizia.
Rocco rimase a lungo in silenzio, poi chiese: «Dove sono?»
«Non ricordi niente?» gli domandò il medico.
«Non ricordo niente!»rispose Rocco.
«Come ti chiami?» Rocco rimase per un attimo in silenzio e poi disse: «Che razza di domanda mi fate? Sono Rocco Valpreda! Perché mi chiedete questo?»
«Volevo capire se ci sei. A quanto vedo, ci sei eccome!»rispose il dottore.
Nel sentire quelle parole, Patrizia riempì Rocco di baci.
Il medico la lasciò fare per un po’, poi, rivolgendosi ai due, disse: «Spero che m’invitiate al vostro matrimonio!»
«Verremo di persona a invitarla» rispose Patrizia.
Nel frattempo era arrivato Enzo il fascista accompagnato da altri tre camerati. Fu anche per lui una sorpresa, tanto che alzò il braccio in segno di giubilo. I giovani si avvicinarono al vetro e salutarono l’amico che contraccambiò il saluto.
Enzo e gli altri abbracciarono mastro Filippo che li ringraziò per l’affetto riservato al nipote.
«Andiamo a portare la notizia ai compaesani» disse Enzo.
Mastro Filippo lo ringraziò nuovamente.
«Mastro Filippo, dove posso trovare un telefono?» chiese Patrizia.
«In fondo al corridoio c’è la cabina del telefono pubblico.»
La ragazza si mosse per fare la telefonata e, una volta dentro, mise il gettone e compose il numero del tabacchino. Il telefono squillò più volte, nessuno rispose.
L’insistenza degli squilli portò la madre di Patrizia a chiedere scusa e si precipitò al telefono. Il cliente attendeva impaziente che la donna finisse la telefonata e tornasse dietro al bancone per dargli quattro pacchetti di nazionali con il filtro.
La donna, notando che il cliente stava infastidendosi per la lungaggine della telefonata, salutò la figlia e ritornò dietro al bancone: «Era mia figlia che ha telefonato per informarmi che il futuro genero è uscito dal coma!»L’uomo la guardò come per scusarsi dall’atteggiamento assunto.«A conseguenza di quale evento il vostro futuro genero è andato in coma?»
È andato a finire contro una mucca con la moto!»
«Per Dio! Gli è andata bene! Poteva lasciarci le penne!»
«Si ringrazia la divina provvidenza! Effettivamente è andata bene!» rispose la donna.L’uomo fece gli auguri alla signora e uscì con una certa fretta.
Intanto la notizia dell’uscita dal coma di Rocco Valpreda fece il giro del paese. Nei bar, moderne agorà, non si parlava d’altro.