Bovalino e il porto mancato: una storia di mare e opportunità sfumate”
Di Antonio Ardore
La cittadina di Bovalino si affaccia sul mare Ionio e, fino agli anni ’80, ha avuto anche come fonte di reddito la pesca. Nei secoli passati il popolo era prevalentemente agricolo e pastorizio fin quando, alla fine del ‘700, non ci furono più incursioni turche e diventò anche sede di una marineria che costruì, alla marina del paese, delle baracche sul lido di Sant’Elena e del Borgo per riposarsi dopo il faticoso lavoro di pesca. Allora alla marina c’era solo la torre Scinosa del 1605 e il fortino Spinelli della fine del ‘600.
Figura leggendaria negli anni del dopoguerra era un vecchio pescatore del Borgo marinaro chiamato u laccaru che, con la sua barca, si avventurava da solo in mare per tendere le reti e sempre da solo ritornava a tirare a bordo le reti per portare a casa il ricavato della pesca.
I pescatori erano soliti, fino agli anni ’60, mettere da parte la quarta del ricavato della vendita del pescato nell’anno per poi consegnare i soldi il giorno della festa a San Francesco di Paola.
Si ripete ogni anno dal 1900, anno in cui il santo di Paola è dichiarato patrono del paese, che la domenica di festa la statua viene portata su un’imbarcazione in processione sul mare dal lido di Borgo per poi sbarcare al lido di Sant’Elena, anche come atto di benedizione da parte di San Francesco che il mare possa essere ricco di pescato.
Sull’esistenza di un porto commerciale o, meglio di un approdo marittimo, i pareri sono contrastanti, in quanto non è rimasto alcun manufatto che ne identifichi la reale localizzazione.
Una notizia sul porto viene riportata nel manoscritto Bovalino del XIX secolo dal canonico Domenico Morisciano, in cui ci parla che nel 1871, quando si lavorava alla costruzione del ponte ferroviario alla sinistra della foce della fiumara Bonamico, si è rinvenuto un muraglione, e il canonico lo identifica come il porto della città greca di Locri Epizefiri o di Uria o di Butroto. Si sa che i primi locresi sbarcarono e si posizionarono sul Capo Zeffirio o Bruzzano per poi, dopo poco tempo, trasferirsi nell’attuale abitato di Centocamere, in contrada Marasà, vicino Locri. Gli studiosi del passato ipotizzano che nella marina di Casignana ci fosse stata una città satellite della città di Locri chiamata Orra Locrese, però i ruderi riemersi dopo gli scavi degli anni ’70 sono di una villa romana del I secolo. Altri la identificano come zona della città romana di Butroto, da cui l’immissario destro della fiumara Bonamico, detto Vutramo.
Però molte notizie dei secoli successivi al periodo greco della Calabria, riportate sui libri notarili, fanno supporre l’esistenza di un attracco nel territorio comunale; infatti il 26 gennaio 1624 sbarcò a Bovalino il nuovo vescovo di Gerace, Monsignor Stefano De Rosis; il 9 marzo 1679 una nave partita da Cariati, diretta a Bovalino per conto del principe Ferrante Spinelli, feudatario di Bovalino, a causa del maltempo non poté scaricare 300 tomoli di grano; il 12 marzo dello stesso anno un’altra nave carica di grano dovette rifugiarsi nel porto di Roccella Jonica per sfuggire ad un attacco turco.
Agli inizi dell‘800 la legislazione borbonica approva diversi piani di qualificazione dei porti e dal 25 giugno 1816 Bovalino è sindacato marittimo di 1ª classe. In questo periodo e fino al 1912 lo spazio tra la torre Scinosa e il palazzo Spagnolo era l’area in cui venivano portate a riva le barche dei pescatori.
Nel 1935 il ministero dei Lavori Pubblici indica la necessità di realizzare un porto marittimo, ma non venne realizzato. Per i successivi 40 anni non se ne riparlò, nel 1973 l’assessorato ai LLPP della Regione Calabria concede un finanziamento di 1 miliardo di ₤ per la creazione di un porto di 4ª classe, ci fu una battaglia politica e che spendendo i soldi solo nel piano di progetto del porto, chiese un ulteriore finanziamento di 3 miliardi di ₤ per la realizzazione dell’opera ma la procedura burocratica bloccò la realizzazione dell’opera. Quindici anni dopo, nel 1988, in un convegno a Napoli, il centro ionico rientra tra le località prescelte nel Mezzogiorno, i lavori vengono affidati alla Società Porti e Approdi Turistici, con formula mista con il comune di Bovalino, ma anche stavolta l’opera non viene realizzata. Alla fine del secolo scorso l’Amministrazione comunale invia alla Regione Calabria una proposta di realizzazione di una darsena, se ne tornerà a parlare nel 2009. Ma allo stato dei fatti questo porto non ha avuto la fortuna di essere realizzato grazie alla caparbietà dei politici dei tempi passati, che non si sono spesi nel cercare di realizzare di un porto marittimo.
Secondo il progetto del 1973 il porto doveva essere creato alla foce del torrente Pintammati, zona di Sant’Elena. Altri ipotizzarono successivamente come luogo tra il vallone Malachia e la fiumara Careri, altri alla sinistra della foce della fiumara Bonamico, dove la spiaggia è abbastanza larga.
Certamente la realizzazione di un approdo servirebbe sia alla caserma della Guardia Costiera, che ha naturale bisogno di quest’opera per intervenire in mare con i propri mezzi, sia come posto marittimo che può interessare ai natanti di passaggio per lasciare le imbarcazioni durante il periodo invernale, invece di recarsi a Roccella Jonica.