Costume e Società

La distruzione dei tesori storici di Bovalino tra terremoti e incuria umana

Di Antonio Ardore

Il millennio scorso è stato caratterizzato da numerosi terremoti che hanno sconvolto e devastato i paesi della Calabria, arrecando seri danni a chiese, monasteri, torri e castelli di notevole valore artistico, storico e culturale, testimoni viventi delle civiltà che resero fiorenti nei secoli la nostra terra. Non solo i terremoti distrussero e cambiarono l’aspetto urbanistico e artistico dei paesi medievali arroccati sulle colline ai piedi dell’Appennino; tante volte è stato l’uomo a demolire molti monumenti, ignorando la salvaguardia e la conservazione dei beni artistici, unica fonte di attrattiva per i turisti, assieme al mare cristallino e i verdi monti, per una rivalutazione e il riscatto della Calabria.
A Bovalino Superiore sono state le passate amministrazioni, negli anni ’60, a tagliare in due il castello feudale angioino per rendere agevole l’accesso al borgo, lasciando da un lato della strada Provinciale 2 il vecchio mastio e dall’altra il nuovo mastio con le 2 torri rimaste integre e una torre spaccata. I primi ad abitare il castello furono i conti Ruffo di Calabria, antenati della regina Paola Ruffo del Belgio; seguirono i conti Marullo di Condojanni, i cosentini duchi Pescara Diano, fino ai principi Morra, duchi di Bovalino, dei tempi moderni. Il castello venne donato al Comune alla fine dell’800 per istituire un ospizio di mendicità, ma i lavori di trasformazione finirono col collassamento del castello a causa del terremoto del 1908 e, in seguito, la struttura venne in parte venduta a privati.
Il convento francescano di Santa Maria del Gesù, invece, fu costruito nel 1508 dal conte Tommaso Marullo su volere di alcuni mercanti genovesi che decisero per voto di costruirlo a Bovalino Superiore una volta scesi sani e salvi dalla loro nave in balia di una tempesta. Col terremoto del 1908, crollò tutto il tetto del convento e, nonostante si fosse salvato l’altare ligneo intarsiato che si trovava nella chiesa interna, dopo averlo spostato nella cappella dell’Immacolata nella chiesa matrice di Bovalino Superiore, invece che ricostruire il convento, si decise per la distruzione dei ruderi per poi vendere a privati il sito.
La chiesa Santa Maria delle Grazie e del Santissimo Rosario, eretta nel 1581, dopo la seconda guerra mondiale subì il crollo di parte del tetto, cancellando affreschi e stucchi barocchi che la decoravano; c’è da ricordare che il parroco, venuto a sapere che il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi doveva passare da Bovalino Superiore per recarsi a Natile dopo la disastrosa alluvione dell’ottobre 1951, raccolse il popolo della frazione e, nel fermare il corteo, chiese al Presidente un’offerta per riparare la chiesa dello Zopardo, convincendo questi a lasciare delle banconote di propria tasca che dopo la ripartenza del corteo istituzionale sarebbero state divise tra il popolo. Il portale ogivale, dichiarato negli anni ’70 monumento nazionale, venne murato nel 1982, abbandonando la chiesa alle intemperie del tempo.
Nella marina di Bovalino, invece, nel 1912, veniva rasa al suolo la torre Scinosa del 1605, costruita 10 anni dopo l’attacco turco che incendiò e distrusse il paese superiore. Ufficialmente venne demolita per creare un luogo in cui la gente si potesse portare in caso di terremoto, quando in realtà doveva rendere libera la visuale ai tre palazzi ottocenteschi che sorgono attorno alla piazza Gaetano Ruffo.
Tutti questi beni artistici sono stati distrutti nel secolo passato a Bovalino per l’incuria dell’uomo e la superficialità dei politici locali, che hanno cancellato una parte della storia che questi monumenti rappresentavano. Speriamo che i giovani di oggi, futuri politici e uomini di potere, sappiano conservare i monumenti e le opere d’arte che i vari popoli del passato hanno realizzato.

Redazione

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