La denuncia del Comitato “Fuori i Veleni”: il caso Eni Rewind e la difesa di Crotone
Il Comitato Fuori i Veleni. Crotone vuole vivere lancia un allarme preoccupante in merito alle manovre di ENI Rewind sul territorio di Crotone, accusando la multinazionale di esercitare pressioni indebite sulla Regione Calabria per modificare il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale. Questa modifica permetterebbe a ENI di lasciare in Calabria i rifiuti tossici provenienti dal sito ex Pertusola, contravvenendo a quanto inizialmente previsto, ovvero la rimozione di tali rifiuti e il loro trasferimento fuori dalla regione.
Il Comitato sottolinea come una tale richiesta, presentata con modalità perentorie e definita come un atto di arroganza, rappresenti un grave segnale di squilibrio nei rapporti tra il potere economico privato e le istituzioni pubbliche, evidenziando un sistema distorto in cui gli interessi di una multinazionale sembrano prevalere sulle normative e sulla tutela della salute pubblica.
Non mancano pesanti critiche anche nei confronti del Ministero dell’Ambiente, accusato di aver concesso a ENI Rewind un trattamento di favore attraverso un decreto firmato da un dirigente ministeriale. Il Comitato evidenzia che tale decreto avrebbe ignorato i pareri tecnici di enti di rilevanza nazionale, come l’Ispettorato per la Sicurezza Nucleare, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e l’Istituto Superiore della Sanità, che avevano espresso forte contrarietà al progetto di bonifica proposto da ENI. Questi pareri scientifici avevano messo in guardia dai rischi per la popolazione, dal mancato rispetto delle norme di radioprotezione e dalla gestione incompleta e superficiale dei rifiuti pericolosi.
L’accusa più grave riguarda il presunto vantaggio economico ottenuto da ENI Rewind attraverso questa operazione. Secondo il Comitato, ENI avrebbe risparmiato quasi due miliardi di €, lasciando i rifiuti tossici a Crotone. Questo risparmio comporterebbe, secondo i denuncianti, un danno ambientale irreversibile e rischi sanitari elevati per la popolazione locale.
Il Comitato non risparmia critiche nemmeno alle istituzioni locali, evidenziando che il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, avrebbe espresso il proprio consenso a lasciare i rifiuti a Crotone, in contraddizione con quanto dichiarato ufficialmente dalla Regione stessa. Tali affermazioni sarebbero confermate anche dalle parole della vice Ministra Vannia Gava e dalla documentazione ufficiale prodotta durante la Conferenza dei Servizi del giugno 2024.
Nonostante la gravità della situazione, il Comitato critica la reazione tardiva della Regione e del Comune di Crotone, che hanno annunciato il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale contro il decreto ministeriale, ma soltanto dopo che la decisione di lasciare i rifiuti in Calabria era già stata avallata. In particolare, il Sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, è accusato di non aver rispettato il mandato elettorale con cui era stato scelto dai cittadini, ossia quello di contrastare ENI Rewind e pretendere una reale bonifica del territorio.
Il Comitato conclude il suo comunicato con un appello accorato alle istituzioni e alla cittadinanza. Si chiede alla Regione Calabria di mantenere il PAUR e quindi l’obbligo per ENI di portare fuori dalla regione i rifiuti pericolosi. Inoltre, si chiede una rapida revisione del Piano Regionale dei Rifiuti, approvato nel marzo 2024, che ha aperto la strada alla multinazionale per lasciare i veleni sul territorio.
Il Comitato invita tutte le forze politiche, sindacali e associative a unirsi in una battaglia comune per difendere il futuro di Crotone. Infine, un appello viene rivolto soprattutto ai giovani, affinché si mobilitino in una grande manifestazione popolare contro quella che viene definita una minaccia per la salute e la dignità della città.
La questione dei rifiuti tossici a Crotone rappresenta un caso emblematico di conflitto tra interessi economici e tutela del territorio. Il Comitato “Fuori i Veleni” denuncia una situazione in cui le istituzioni sembrano cedere alle pressioni delle multinazionali, con conseguenze drammatiche per l’ambiente e la salute pubblica. La richiesta di una mobilitazione popolare appare come l’ultimo tentativo di resistenza di fronte a decisioni che rischiano di compromettere irreversibilmente il futuro di un’intera comunità.