Pellegrinaggio a Polsi: fede e ‘ndrangheta, tra accuse e difese
Un recente articolo di Anna Sergi, pubblicato sul Corriere della Calabria, ha descritto il pellegrinaggio annuale al Santuario della Madonna di Polsi, evidenziando la difficile accessibilità del luogo e il degrado delle strade. Nel dettagliato reportage, viene messa in luce una volta di più l’ambiguità del legame tra la religiosità del santuario e la ‘ndrangheta, con accenni alle difficoltà della comunità e alle problematiche amministrative e logistiche. Nonostante la fede profonda dei pellegrini, conclude il pezzo, vi è una sensazione di abbandono da parte delle istituzioni, e la narrativa mediatica tende a concentrarsi sulla presenza mafiosa più che sul fervore religioso.
Al pezzo, nella giornata di ieri, ha risposto un comunicato stampa diffuso dall’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali di Locri-Gerace, attraverso il quale il rettore del Santuario, Don Tonino Saraco, respinge fermamente l’associazione tra il Santuario e la ‘ndrangheta, sottolineando l’impegno della Chiesa nel promuovere una spiritualità autentica e distaccata da qualsiasi influenza criminale. Inoltre, viene evidenziato l’importante sforzo della Diocesi per migliorare le infrastrutture e i servizi offerti ai pellegrini, come dimostrazione concreta della volontà di rinnovamento e progresso, in linea con il messaggio cristiano di accoglienza e rispetto per tutti i fedeli.