Di Francesco Cesare Strangio
Stava per farle la dichiarazione d’amore, quando nella sua testa fecero capolino le raccomandazioni della nonna: «Non prendere nessuna iniziativa senza prima aver consultato lo zio Filippo.»
Rocco, come sempre, voleva fare le cose con una certa celerità, ma si trovò a fronteggiare due pensieri diametralmente opposti. Non sapeva cosa doveva fare… istintivamente si rivolse alla ragazza e disse: «Ti devo comunicare qualcosa di molto importante!»
«Allora dimmela!» rispose Patrizia.
«Si tratta del nostro futuro, ma deve pazientare un’oretta perché mi tocca prima passare parola a mio zio Filippo.»
La salutò e guadagnò l’uscita. Inforcata la moto, partì con una certa fretta in direzione della villa di Mastro Filippo.
La moto correva veloce, quando all’improvviso, in piena curva, una mucca si parò in mezzo alla corsia. Dalla parte opposta c’era un camion in transito, Rocco non poté fare altro che frenare: un tonfo e si ritrovò per terra. L’autista del camion, vedendo quanto era successo, arrestò l’automezzo, scese e andò a prestargli soccorso. Rocco era per terra che perdeva sangue dalla testa, lamentava dolore alla gamba e alla spalla. Una Fiat 1100 marciava nella stessa corsia dov’era disteso Rocco. Il camionista prese a gesticolare con le braccia per farlo fermare.
Il conducente dell’auto, una volta fermata l’auto, domandò: «Cosa è successo?»
«Una mucca gli ha tagliato la strada. Lo dobbiamo portare all’ospedale» disse l’autista del camion.
«Non conviene chiamare l’ambulanza?» domandò il conducente della Fiat 1100.
«Il tempo che arrivi l’ambulanza e lo sventurato sarà al cospetto di San Pietro.»
«Allora ci conviene adagiarlo sul sedile dell’auto e portarlo all’ospedale.»
Nel frattempo, si fermarono altre quattro auto. Ognuno cercava di rendersi utile come poteva.
«Di chi si tratta?» chiese un automobilista.
«Si tratta del nipote di mastro Filippo Spanò.»
«Porca troia! Allora si tratta di Rocco!»
«Lo conoscete?»
«Eccome se lo conosco. Presto, sbrighiamoci. Ogni minuto e prezioso.»
L’uomo sui quarant’anni, dai capelli brizzolati, andò di corsa verso la sua auto e fece scendere la moglie e la figlia.
Rivolgendosi al conducente della Fiat 1100, disse: «Fatemi la gentilezza di accompagnare mia moglie e mia figlia al paese: a portare Rocco all’ospedale, ci penso io.»
La sua auto era una Giulia Super 1600. Dopo aver adagiato Rocco sul sedile posteriore, l’auto partì di gran carriera verso il vicino ospedale.
L’auto attraversò il paese suonando come se fosse inseguita da una legione di demoni. La Giulia Super sfrecciava a folle velocità. Una volta finita la discesa prese il rettilineo e la velocità salì oltre i 200 Km/h. Il vento, impattando contro i bordini dell’autovettura, produceva un fischio che sembrava il suono di una sirena. Due fazzoletti bianchi incastrati nei vetri delle porte anteriori, segnalavano lo stato di emergenza. Arrivati alle prime case del centro abitato, l’autista pigiò il pulsante dell’antifurto e le trombe iniziarono a suonare. La gente lungo i marciapiedi si voltava per capire che cosa fosse successo.
Quando l’autista affondava il piede sull’acceleratore, il tubo di scappamento lasciava partire una fumata bianca dovuta all’olio che si accumulava nei cilindri, sotto l’effetto della decelerazione. Nel centro abitato la velocità passò dai duecento a cento. Appena uscito dal paese, il motore riprese a cantare. Il contachilometri si riposizionò, nuovamente, sopra i duecento: era l’ultima tratta prima di arrivare davanti al pronto soccorso del nosocomio.
Tre minuti dopo, l’auto arrestò la sua folle corsa davanti alla porta del pronto soccorso.
Al bar del Tagliaferro arrivarono i primi clienti provenienti dal luogo dell’incidente: non si parlava d’altro che dell’incidente lungo la provinciale. Patrizia ascoltava incuriosita, a un tratto il dubbio le assalì il cosciente e volle sapere il nome della persona coinvolta nell’incidente. La descrizione della moto e del ragazzo, le fece avere un sussulto e svenne. I presenti dapprima rimasero inebetiti, poi ci fu una baraonda.
La madre sentendo l’inconsueto vociare si precipitò nel locale e nel vedere la figlia stesa per terra, lasciò partire un grido straziante che raggelò il sangue ai presenti.
La donna si chinò sulla figlia e iniziò a scuoterla con forza, allo scopo di farla rinvenire.
Dopo vari tentativi la ragazza ritornò in sé.
«Che cosa è accaduto?» chiese la ragazza alla madre.
«Questo me lo devi dire tu!» rispose la madre.
«Rocco Valpreda ha avuto un incidente e l’hanno portato all’ospedale.»
«Madonna mia!» esclamò la madre.
«Domenico! Domenico! Per Dio… quando c’è bisogno, non ci sei mai!» domenico arrivò con la cintola delle brache ancora da sistemare.
«Che cosa è successo?». Chiese l’uomo, visibilmente spaventato.
«Rocco Valpreda ha avuto un incidente con la moto.»
«Porca miseria…»
«Non ti mettere a bestemmiare!»
«Stai tranquilla che non mi metto a bestemmiare».Rispose il marito.
«Sbrigati che dobbiamo fare un salto all’ospedale.»
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