Costume e Società

Francesco Calfapetra, capitano garibaldino di Bovalino

Di Antonio Ardore

Francesco Calfapetra nacque a Bovalino il 2 giugno 1830 da Filippo, originario di Radicena (attuale Taurianova) e da Annarosa Lentini di Bovalino. Crebbe in un ambiente nobile e patriottico e d’ingegno svelto che lo resero famoso non solo a Bovalino.
Nel 1847, allo scoppio della rivolta nella Locride, Francesco fu mandato dal padre a Oppido Mamertina per fare insorgere in contemporanea anche la Piana, ma non riuscendo fece ritorno a Bovalino.
L’anno successivo, in cui in tutta l’Italia si verificarono moti risorgimentali per la concessione della Costituzione, questa volta la rivolta scoppiò nella Piana di Gioia Tauro, perciò Calfapetra rubò le armi custodite nella torre Scinosa per portarle agli insorti, ma anche stavolta i moti finirono.
Ritornato a Bovalino divenne ricercato dalle forze militari e venne arrestato e rinchiuso per 5 mesi nel carcere mandamentale, ove ritrovò il padre Filippo, anch’egli arrestato.
Nel 1856 partì per il servizio militare, senza cercare di essere sostituito da altro giovane come facevano le famiglie borghesi del tempo. Entrò a far parte dei granatieri della Guardia Reale e fu inviato a Napoli. Al termine del servizio si dedicò a fare lo scritturale e, quindi, insegnante dei figli dei militari, indirizzando le menti agli ideali patriottici di allora.
A seguito dei molti ammutinamenti tra i soldati, Calfapetra venne arrestato e rinchiuso nel carcere presso il Castel dell’Ovo a Napoli. Mentre era in arresto progettò una fuga, effettuata dopo 7 mesi di prigionia, si mise alla ricerca di comitati insurrezionali nel sud Italia per essere diretto dal generale Giuseppe Garibaldi.
Il comitato d’Azione lo scelse per guidare il comando di 200 giovani per proclamare il governo insurrezionale e formò la brigata Fabrizi.
Rifiutando il grado di maggiore, andò a Santa Maria Capua Vetere, ove il colonnello La Porta lo accolse nel suo Reggimento col grado di capitano, per proseguire l’azione rivoluzionaria.
Il primo ottobre 1860 Calfapetra partecipò alla battaglia del Volturno al comando di una compagnia.
Nel marzo 1862 conobbe il generale Giuseppe Garibaldi e da questo venne inviato al 14º Reggimento di Fanteria a Milano. Venne mandato con il suo drappello in Puglia per sconfiggere il movimento del brigantaggio, che riuscì ad arginare in pochi mesi. Per il ruolo strategico dimostrato nelle varie battaglie a cui partecipò, il generale Garibaldi gli dette il comando dei Volanti, giovani scelti per marce celeri e destinati ai primi attacchi.
Terminata la sua attività da valoroso garibaldino, fece ritorno a Bovalino, dove la giunta municipale, in omaggio alla sua grande operosità, gli decretò una medaglia d’oro mentre il popolo gli offrì una sciabola commemorativa.
Morì il 19 gennaio 1908.
A Calfapetra è intitolata una strada di Bovalino, mentre un’altra strada venne intitolata allo zio paterno Giuseppe, già sindaco del paese e che donò al Comune di Bovalino il palazzo di famiglia in via Poerio.
Il palazzo Filippo Calfapetra si trova in via Cirillo, acquistato agli inizi del ‘900 dalla Famiglia Francesco Stranges.
Lo scritto sulla lapide a Calfapetra è stata dettata dal Francesco La Cava:

Da questa sua Patria
mosse al martirio e alla gloria
la virtù eroica
di Francesco Calfapetra
A Capua
il 1º ottobre 1860
strappando ai nemici la bandiera borbonica
conquistò l’immortalità.
A Bezzecca
seppero gli austriaci il valore del suo braccio
amico di Giuseppe Mazzini
meritò la lode ed il sorriso di Giuseppe Garibaldi.
Qui giace il corpo suo greve
l’anima fiera e indomita
veglia ancora dall’alto.

Si conserva nella biblioteca comunale di Bovalino una copia del libro di Aurelio Romeo che narra la vita e l’attività eroica del capitano garibaldino Calfapetra.

Redazione

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