Costume e SocietàLetteratura

Dione e la Giustizia di Locri: una proposta di modifica alla legge del contrappasso

La Repubblica dei locresi di Epizefiri

Di Giuseppe Pellegrino

«Dione – tuonò il Magistrato in modo asciutto, – propone la seguente modifica di legge. È scritto e approvato nelle nostre leggi che debbasi cavare un occhio a chi ne cavò uno ad un altro. Dione proporrà e sosterrà la seguente modifica: cavarsi un occhio a chi ne cavò uno a un altro; cavarsi entrambi gli occhi se a chi ne cavò uno era cieco dell’altro.»Poi il Magistrato eponimo volse lo sguardo verso Dione, che conosceva la procedura e, rispettoso, si era già messo al collo un laccio di cuoio intrecciato della lunghezza giusta, in modo da permettere, se rigettata la proposta di legge, di essere alla fine della votazione impiccato nell’Agorà di Locri.
Un vecchio con i capelli, la barba e il mantello grigio, che sentiva solo allora la proposta, si mise in prima fila, poiché non voleva perdersi niente dell’avvenimento. L’arconte eponimo delucidò il caso e invitò Dione a chiarire la sua proposta di aggiustamento della norma. Il vecchio Dione non parlò per astratto questa volta, ma mise i
politai, i cittadini, davanti al caso pratico. Sperava così di una migliore comprensione della sua esposizione, poiché egli non era un grande oratore, ma un uomo fattivo e di campagna. Egli si dimostrò rispettoso della legge in ogni sua parte, per cui aveva già al collo il laccio di lunghezza adeguata per agevolare l’eventuale lavoro del boia.
«Venerabili arconti, politai – cominciò, Persefone sicuramente mi ha punito per il fatto che dedico poco tempo al suo culto, dedicandomi, anima e corpo, al klèros, che io conduco anche per gli interessi dei miei due fratelli. La punizione è stata orrenda, perché gli Dei mi hanno tolto una delle due luci, che permettono a un uomo di non essere una cosa inutile a sé stesso e un peso per gli altri. Pur tuttavia, una sola orbita permette sempre di agire in modo pieno, anzi con il tempo l’abitudine è tale che non ci si accorge della menomazione. Ora, un uomo malvagio, che sicuramente vuole approfittare del mio klèros, mi minaccia in continuazione di cavarmi l’unico occhio che mi è rimasto, sì da rendermi un ciocco di legno, convinto che valga la pena perdere uno solo dei suoi. Noi dobbiamo sempre ringraziare Minerva che ha dato le leggi allo Splendente e che i Locresi oramai da quasi cento anni tengono ferme e immutate, così che la nostra vita è regolata in suo momento delle sue vicissitudini umane. Le nostre leggi sono scritte, mi ha ricordato il magistrato eponimo, sono stabilite e permanenti e a esse tutti dobbiamo ubbidire. Io non chiedo oggi, o nobile popolo di cambiare le leggi di Locri, ma solo sia messa in miglior forma. Tutti sanno che Zaleuco differenziò le leggi locresi da quelle dei Giudei perché non ubbidiscono alla legge del taglione, ma al bròkos, al contrappasso. Tutta l’Ellade è stupita per la logica e la giustezza delle leggi di Locri. Ma io domando a voi, venerabili magistrati e a voi popolo, se a uno come me viene tolta l’unica luce che possiede, il danno che ne subisce è la cecità, o la perdita di un solo occhio? ora se il malvagio mio vicino decide di attuare il suo piano, egli non ne sarà avvantaggiato? le leggi servono non solo per punire chi le viola, ma anche per spaventare dal violarle, sotto la paura di una punizione adeguata. Io sono convinto che se la legge di Zaleuco sarà adeguata, nessun pericolo io corro. Diversamente, sarete voi, o gente che mi ascoltate, che incoraggerete chi della violazione se ne può avvantaggiare. Io questo chiedo alla Dàmos che se qualcuno cavi un occhio a un uomo, egli subisca la perdita di un occhio; ma, se l’uomo aggredito è già orbo di un occhio, e ciò causerà la sua cecità, la pena sia la stessa del danno che subisce la vittima, ossia la cecità.»
Così, finì di parlare Dione, sudato e sicuro di avere esposto in modo chiaro il suo punto di vista, ma del tutto incerto sul risultato. Perciò, cercò di leggere nel volto degli del Magistrato eponimo e degli uomini della Bolà e poi in quello della gente, l’effetto della sua perorazione. I magistrati sembravano guardarsi tra loro per non incappare in discorsi uno diverso dell’altro, perciò avevano un volto imprescutabile. Dione si girò verso il popolo ed ebbe per prima cosa il sorriso rassicurante di un vecchio in buona salute, con i capelli, la barba e il mantello grigio.

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