Attualità

Una settimana di eventi cruciali

Pensieri, parole, opere… e opinioni

Quella appena trascorsa è stata una settimana così ricca di eventi importanti che è davvero difficile riuscire a trovarne uno sul quale concentrare la nostra attenzione.
Certamente mi ha dato molto da pensare quanto accaduto nell’ambito della 14ª edizione del Taormina Book Festival, dove gli interventi del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e del Presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, sono stati accolti da un coro di fischi da parte del pubblico di cui però, nella versione trasmessa dalla televisione di Stato, non c’è stata alcuna traccia.
L’intervento del ministro trasmesso mercoledì 3 luglio su Rai1 è stato infatti ripulito dai fischi e anche il resto della trasmissione ha tagliato completamente i momenti di contestazione, sostituendo i fischi e le proteste con silenzi e addirittura applausi, creando una narrazione distorta della realtà e cancellando dagli archivi televisivi l’evidente imbarazzo dei conduttori Antonella Ferrara e Massimiliano Ossini, che avevano cercato con poco successo di placare gli animi.
Probabilmente non dovrebbe scandalizzarci il fatto che la trasmissione sia stata manipolata, del resto è risaputo che la Rai sia storicamente strumento nelle mani dei partiti. Tuttavia questo episodio solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’influenza politica nei media, che sembra oggi raggiungere nuovi livelli di controllo grazie a una legge introdotta (è bene ricordarlo) da Matteo Renzi.
Ma quanto ancora si potrà accettare questo stato di cose e quando si attraverserà (se non lo si è già fatto) la soglia della trasmissione di regime?
Se in Italia la destra di governo continua a fare il bello e il cattivo tempo, in Francia la sinistra ha dimostrato che il cappotto è possibile e che gli appelli al voto da parte di chi non ti aspetti possono dare vita a risultati sorprendenti. Le legislative, infatti, vanno a quella Gauche che le destre di tutta Europa erano pronti a dare per defunta, con Jean-Luc Mélenchon e l’uscente Emmanuel Macron chiamati a trovare un accordo per comporre una maggioranza che governerà sulle spoglie di Marine Le Pen.
Se è vero che il Nuovo Fronte Popolare non raggiunge la maggioranza assoluta, la strutturazione della nuova Assemblée Nationale, pur essendo affare delicato, avrà un sapore nettamente diverso rispetto a quello che il Rassemblement National aveva previsto e le “alleanze contro natura” tra macroniani e sinistra denunciate dal lepeniano Jordan Bardella daranno qualche grattacapo alla destra anche a livello europeo, dove soprattutto il nostro Matteo Salvini già pregustava un cambiamento radicale di impostazione grazie alla sponda della sua alleata d’oltralpe.
L’esito delle elezioni francesi sa insomma di un risveglio delle coscienze dettato dal timore che lo sbilanciamento delle politiche nazionali possa condurre a esiti irreversibili, un sentimento in realtà percepito un po’ ovunque nell’intero Vecchio Continente fin dall’esito controverso delle europee e che lascia supporre che qualcuno abbia tirato un po’ troppo la corda.
È degna di nota, infine, la notizia che la decisione dell’Ente Nazionale di Aviazione Civile e del Ministero dei Trasporti guidato da Salvini di intitolare l’aeroporto di Malpensa all’ex premier abbia scatenato un indignazione tale da spingere i Giovani Democratici della Lombardia a lanciare una petizione su change.org. La petizione, promossa inizialmente dalla giovanile del Partito Democratico, ha rapidamente superato i confini regionali, coinvolgendo diverse sezioni del partito anche fuori dalla Lombardia.
Nel testo, Malpensa viene descritta come “porta della Lombardia al mondo” e “crocevia per milioni di viaggiatori”, sostenendo che “non può essere intitolato a una figura così divisiva e controversa” come Berlusconi. Secondo i Giovani Dem, l’aeroporto merita un nome “che incarni valori di onestà, integrità e servizio alla comunità”. Berlusconi, dicono, non rispecchia tali valori, come dimostrato dalle sue numerose condanne penali, tra cui quella definitiva per frode fiscale, e dalle responsabilità politiche e morali emerse nel corso degli anni.
La raccolta, in appena mezza giornata, di oltre 10.000 firme, ha fatto dell’iniziativa un vero e proprio flash mob digitale che parte oltretutto da una generazione cresciuta nel periodo del berlusconismo che ha così lanciato anche l’allarme revisionismo. Una contestazione, apparentemente su una piccola cosa, che tuttavia assume i connotati di una contrapposizione importante alle decisioni di governo che, dal canto suo, pare lanciare un messaggio nascosto sul quale dovremmo riflettere. In virtù dell’annuncio in pompa magna di qualche mese fa che il Ponte sullo Stretto di Messina sarebbe stato intitolato allo stesso Berlusconi, infatti, l’annuncio di questa settimana induce a pensare a due evenienze: o il governo ha così poca fantasia da non sapere a chi altro dedicare le intitolazioni, oppure anche a destra qualcuno comincia a pensare che il progetto ponte possa non vedere mai la luce…

Foto di form PxHere

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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