Costume e SocietàLetteratura

La giustizia di Zaleuco: il principio del contrappasso nelle leggi antiche di Locri

La Repubblica dei locresi di Epizefiri

Di Giuseppe Pellegrino

È l’unica norma modificata delle leggi di Zaleuco in duecento anni e quindi la dizione di cui sopra, non è più quella originaria, essendo stata modificata, come si vedrà appresso.
È la classica norma che ubbidisce al bròkos, contrappasso, che è dato dalla disposizione di ordine generale , che serviva a riempire il vuoto normativo, che è inserita nel Proemio alle leggi di Zaleuco: “E il male che hai fatto ti sarà fatto.” Non è il dente per dente ebraico, anche se specificatemente, sul punto, la normativa ebrea sembra letteralmente uguale a quella locrese. Così, il Levitico, Capitolo XXIV, 20, 33:

Darà rottura pella rottura, occhio pell’occhio,
dente pel dente: qual è il mal
che ha fatto, tal’egli sopporterà.

Che la norma sia fondata sul principio del contrappasso, è dato da un aneddoto di Demostene, che cita l’episodio della riforma della legge zaleuchiana. Si riporta, per come romanzata in Japhet l’episodio, del quale si è fatto cenno al fine di indicare quali erano i soggetti a Locri che potevano fare proposte di legge.
Dell’episodio seguente, è bene ricordare che solo i nomi e il tempo della collocazione non hanno supporto storico; mentre i dialoghi, che pure sono di fantasia, sicuramente corrisponderanno al vero di molto a quelli dell’episodio storico.
Il lettore troverà del tutto anomalo il nostro modo di procedere, ma è bene ricordare che per ricostruire la Legislazione locrese e i suoi principi occorre fare riferimento ad aneddoti storici che vanno raccontati per come sono stati tramandati, per poi recepire alla fine il principio giuridico che si intende evidenziare. Così il lettore potrà capire, per così dire, anche l’iter procedurale che si è dovuto seguire per rispondere con certezza a domande che fino ad ora non hanno avuto risposta. Perché, se Demostene utilizza l’episodio narrandolo ai fini di portare a conoscenza che il principio delle leggi di Zaleuco non è quello semitico di occhio per occhio e dente per dente, ma il bròkos, il contrappasso che viene meglio sintetizzato dal Proemio di Zaleuco nel modo seguente: E il male che hai fatto ti sarà fatto. Il tutto al fine non nascosto, che le informazioni diventino conoscenza.
Nella narrazione seguente, non è fuori luogo citare Aristotele quando sostiene che il contrario del Vero non è il falso, ma il verosimile. Se ne ricava che, poiché non è mai il Vero che viene raccontato, nella nostra letteratura viene spacciato per Vero il Verosimile. Così è nel prosieguo, ma la verità, che è solo in seno agli Dei, non si raggiunge mai con certezza. Il romanzare l’episodio serve anche per dare una rappresentazione visiva di come si riunisse la Dàmos e di come partecipava il Dèmos e disciplinato il dibattito.
L’aneddoto parte da un conflitto di interesse, forse per motivi di Klèros, tra un uomo cieco di un occhio e il suo vicino, che lo minaccia di cavargli l’occhio buono. Vengono esplicati nel corso del racconto sia una legge di Locri (Cavarsi un occhio a chi ne cavò uno ad un altro)sia le modalità alle quali il cittadino doveva sottoporsi per cambiare una legge certa e approvata. A entrambe le norme verrà dato apposito spazio in seguito.

Il vecchio Dione guardò controluce, mettendo la mano davanti all’unico occhio, per vedere l’ombra dell’uomo che sembrava avvicinarsi in modo minaccioso. Era partito di buon’ora da Epizephiri per poter essere sui suoi campi con i servi siculi per piantare delle favi. L’ombra si avvicinò rapida-mente con fare feroce e con parole che tradivano la sua ira. Era Antenore, il suo confinante, che ora sbraitava in modo esagitato:
«Brutto e orbo ti hanno fatto gli Dei – cominciò Antenore, – per punirti della tua ingordigia e della tua malafede. Ancora una volta hai spostato il confine tra la mia e la tua terra, così a una linea retta corrisponde una linea curva.»
«Io con un occhio solo vedo bene, brutto caprone peloso – disse Dione, e invero l’uomo aveva una barbetta caprina e rada. – I confini che tu vedi tracciati con l’aratro e fissati con segni lapidei sono quelli che Zaleuco segnò per il padre di mio padre, e tali sono rimasti.»
«Tutti sanno – disse Antenore, – che Zaleuco disegnò appezzamenti di terreno con linea retta, per evitare l’usurpazione, e non come la gobba di tua moglie Kore, che con la vecchiaia si ingobbisce di più, credendo di arricchirsi con l’allargarsi. Ma io ti giuro su Persefone, vecchio orbo, che non mi importerà di perdere un occhio mio, se così ti renderò del tutto cieco e non ti vedrò più vicino alla mia terra, prima di portarti in giudizio perché tu mi renda il mio» concluse Antenore.
Dione non era un vile. Tutt’altro. Ma tuttavia si rese conto che la minaccia non era stata fatta per millanteria, ma poteva essere vera.

Continua…

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