Mbappé e la politica agli Europei: un appello alla Coscienza Civica
Pensieri, parole, opere… e opinioni
A poche ore dal fischio d’inizio di una partita decisiva per l’Europeo dell’Italia, mi voglio soffermare su un aspetto di questo torneo sportivo che è stato forzosamente messo sotto silenzio ma che dimostra di quanto pesante sia l’aria che si respira in Europa.
Mi si conceda di riavvolgere il nastro fino alla vigilia della partita di debutto a Euro 2024 dei nostri cugini d’oltralpe e, per la precisione, alla conferenza stampa della nazionale francese durante la quale, prima di parlare di schemi di gioco, è stato affermato che «la partita dedicata alle elezioni è più importante rispetto a quella contro l’Austria».
A pronunciare le parole che hanno fatto calare il gelo tra i rappresentanti della stampa convinti di dover affrontare solo il faceto di una competizione sportiva, Kylian Mbappé, 25 anni, dal 1º luglio attaccante del Real Madrid e capitano dei Bleu, nato e cresciuto in Francia da una famiglia di origini camerunesi (per i fisionomisti che si dovessero stupire della sua tonalità di pelle) che ha voluto fare da cassa di risonanza a quanto affermato poche ore prima da Marcus Thuram (figlio di Lilian) contro l’estrema destra francese che, dopo la debacle macroniana in occasione delle recenti europee, pare involata verso la vittoria delle Presidenziali del prossimo 7 luglio. «Siamo in un momento decisivo per la storia del nostro Paese – ha affermato Mbappé. – Ogni voto conta e per questo invito i giovani a non nascondersi, ma a votare. Spero che saremo ancora orgogliosi di indossare questa maglia il 7 luglio. Voglio essere orgoglioso di difendere un Paese che rappresenta i miei valori.»
Molti potrebbero sostenere che il contesto di una competizione sportiva continentale potrebbe non essere il più adeguato a fare campagna elettorale, ed è per tale ragione che più di uno si è permesso il lusso di gettare acqua sul fuoco senza che terzi si scandalizzassero relativamente al tentativo di mettere un bavaglio al capitano della nazionale. Vivaddio, la Francia è una grande nazione che, la storia ci insegna, non ci pensa due volte a prendere posizioni rivoluzionarie e a levare la propria voce in segno di protesta nei confronti delle storture sociali. È per tale indole che, differentemente a quanto sarebbe accaduto in Italia, al tentativo di abbassare i toni di cui sopra, si è levato invece un coro di assenso da parte dei compagni di Mbappé, che hanno ribadito l’invito al voto e alla coscienza civica dicendosi fortemente preoccupati dalla piega che sta prendendo la campagna elettorale transalpina.
Ma che cosa preoccupa tanto i giocatori francesi? Il programma del Rassemblement National è fortemente orientato sulla spesa pubblica: si prevede una riforma delle pensioni, la riduzione del cuneo fiscale, il taglio delle tasse alle imprese e dell’Imposta sul Valore Aggiunto sull’energia, oltre a grandi investimenti nella Sanità, per un totale di 70 miliardi.
Per finanziare il programma, tuttavia, i referenti Marie Le Pen e Jordan Bardella intendono ridurre le spese per i migranti, combattere l’evasione e tagliare i fondi agli enti locali. Inoltre, prevedono meno contributi all’Unione Europea, alle Organizzazioni Non Governative e agli incentivi per le fonti rinnovabili, misure che potrebbero creare un oggettivo squilibrio in un Paese che, indipendentemente dalla percezione che ne abbiamo in Italia, ha un debito pubblico molto alto.
Nel settore energetico, il Rassemblement National è poi contrario all’accordo sulla sostenibilità ambientale dell’UE, al solare e all’eolico, preferendo investire di più sul nucleare e nell’idroelettrico. Propongono poi di fermare tutte le nuove installazioni di solare ed eolico, contrariamente agli impegni della Francia sulle rinnovabili per il 2025, una prospettiva che potrebbe concretamente far allineare la Francia ai costi dell’energia che abbiamo nel Bel Paese, dove la paghiamo più del triplo rispetto ai cugini d’oltralpe. A parere di chi scrive, un puntare i piedi ideologista che proporrebbe in Francia uno scenario persino più drastico rispetto a quello in cui l’Italia si è trovata con il Governo Meloni, sul quale ci sarebbe altrettanto da parlare.
Tutto questo pistolotto, infatti, mi è utile a sottolineare una differenza sostanziale tra noi e i francesi. Nelle stesse ore in cui Mbappé prendeva una posizione politica netta in vista di un futuro incerto, alle nostre latitudini il senatore Maurizio Gasparri giustificava un gruppo di manigoldi che inneggiava al Duce, la Camera approvava (con il favore delle tenebre) la legge sull’autonomia differenziata, si insabbiavano le circostanze sulla morte di Satnam Singh (del resto era solo un indiano…), Serena Bortone veniva epurata dalla Rai che, contestualmente, cancellava ogni traccia del suo programma dai suoi archivi e il nostro governo è stato l’unico in Europa a rifiutare il sostegno alla comunità LGBT+ in Ungheria, di fatto avallando le leggi discriminatorie varate da Viktor Orbàn.
Ora, io non ho avuto nemmeno per un secondo la pretesa che a parlare di queste tematiche fossero i ragazzi della nazionale, certo nemmeno demandati a farlo, ma mi si permetta di dire che il fatto che non ne parli manco chi dovrebbe informare il Paese comincia a terrorizzarmi…
Foto da form PxHere