La Torre Scinosa di Bovalino
Di Antonio Ardore
Il paese di Bovalino subì, nei secoli, diversi attacchi turchi e saraceni. I primi furono quelli del 952 e 986, per i quali la popolazione stanziale sulla costa, come successe ai locresi, dovette riparare sulle colline interne. Gli ultimi attacchi furono negli anni 1540, 1581 e nel 1594.
Nonostante la vittoriosa battaglia di Lepanto nel 1571 delle potenze cristiane contro i turchi, Bovalino venne attaccata, bruciata e distrutta l’8 settembre 1594.
A 4 anni dall’attacco turco, il marchese di Bovalino Sigismondo Loffredo chiese al marchese Fabrizio Pignatelli di Cerchiara, Capitano d’armi delle truppe vicereali spagnole nel napoletano, un interessamento per la creazione di un sistema difensivo, e Pignatelli si recò a Bovalino con il Viceré Don Pedro da Toledo e si decise di costruire una torre d’avvistamento alla marina.
I lavori vennero affidati a Costantino Quaranta ed ebbero inizio nell’aprile 1603, l’ultimazione dei lavori di costruzione non avvenne nei tempi previsti, in quanto il Quaranta ebbe solo 300 ducati dei 500 stabiliti, e solo nel 1607 la torre fu ultimata.
La torre, che occupava solo una parte dell’attuale Piazza Ruffo, era troncopiramidale, a base quadrata, con 3 caditoie per lato, in controscarpa, tipica del viceregno spagnolo e unica per forma nella Calabria Ultra. Venne affidata ai soldati del castello della Regia cavallerizza, detti cavallari, perché all’avvicinarsi delle navi turche, accendevano un grande fuoco, chiudevano la torre e a cavallo raggiungevano il borgo castello e, uniti agli uomini del paese, fronteggiavano gli assalitori.
La torre comunicava a vista verso nord con la torre di Pagliapoli a 8 km, presso Portigliola, e a sud con la torre di Capo Bruzzano a 12 km.
Il termine scinosa deriverebbe dal dialettale scinu, che in italiano significa lentischio, in quanto questo arbusto cresce spontaneo nei terreni vicini al mare.
Nel 1639 un forte terremoto recò gravi danni strutturali e il generale Giovanni Tommaso Blanch, vicario in Calabria Ultra ne ordinò la ricostruzione con una spesa di 300 ducati. Anche il terremoto del 1783 la danneggiò e i lavori finirono nel 1786.
L’elenco delle torri in Calabria del 1820 la considera “di Bovalini, da riatarsi, regia e inutile”, ed è chiamata Muzza, dal soprannome del proprietario del palazzo Marrapodi.
Dal 1827 al 1851 la torre venne impiegata come caserma doganale.
Dal 1870, la torre fu per tanti anni protagonista di una manifestazione a cura del commendatore Antonino Spagnolo, rappresentante la Battaglia di Lepanto, alcuni marinai bovalinesi vestiti da turchi arrivavano dal mare con le barche e attorno la torre combattevano, contro i bovalinesi vestiti da soldati. Al termine i soldati cavallari raggiungevano Bovalino Superiore.
Con deliberazione del Consiglio Comunale di Bovalino, in data 23 settembre 1876, sindaco Giuseppe Calfapetra, si chiede che lo spazio tra la torre e palazzo Spagnolo sia utilizzato per il tiro a riva delle barche.
Il 9 novembre 1877, il re Vittorio Emanuele II approva la transazione stabilita tra il Comune di Bovalino e il Demanio dello Stato circa “la proprietà del terreno detto Largo della Torre di Scinosa della torre istessa restando quello, il largo, al Comune e la torre al Demanio con le condizioni tutte istabilite rinunziandosi così alla lite pendente”.
Nel 1887 l’Amministrazione comunale chiede alla Deputazione Provinciale l’acquisto della torre.
L’interno della torre dal 1892 venne dato in affitto come deposito di mercanzie dei commercianti amalfitani a Bovalino.
Il 19 marzo 1910 la torre è acquistata dal comune per “essere demolita a scopo di ampliare l’unica piazza centrale del paese che possa offrire spazi alla popolazione in caso di terremoto”, la Guardia di Finanza in questo periodo aveva preso in affitto i locali della torre e il Comune chiese la demolizione progettata e stabilita.
La torre era quasi intatta fino alla prima guerra mondiale, venne distrutta in verità per dare respiro ai 3 palazzi che si affacciano sulla piazza.
Al 19 aprile 1912 il Comune di Bovalino rese pubblico l’atto di appalto dei lavori di demolizione della Torre Scinosa. A fine anno l’opera di distruzione era compiuta, cancellando con essa un monumento e una parte della storia di Bovalino.
A gennaio 1913 ci fu il pagamento dei lavori di demolizione, e il materiale della distruzione venne utilizzato per realizzare il selciato al corso Umberto I. Allora Francesco Marrapodi donò al commerciante Tommaso Ruffo la foto ricordo della Torre Scinosa del 1912.
La distruzione della Torre Scinosa di Bovalino fu d’esempio al comune di Siderno Marina per la Torre Tamburi.