Lamezia Terme: proposte per migliorare le condizioni della comunità Rom di Scordovillo
Di APS Kinema, APS Lav Romanò, Associazione Terra di Confine, Associazione Un mondo di Mondi, Consulta Intercultura comune di Cosenza, Fabio Riganello, Pamela Bevilacqua, Partito della Rifondazione Comunista, Stefania Bevilacqua e UCRI
La comunità Rom di Lamezia Terme, stabilmente insediata nei pressi di Scordovillo dal 1982, è oggetto di crescente preoccupazione da parte di diversi attori della società civile. Negli ultimi mesi c’è stato un interesse crescente da parte delle istituzioni regionali e locali nel trovare una soluzione adeguata per migliorare le condizioni di vita di questa comunità.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Calabria, una serie di incontri e discussioni ha preceduto una recente delibera della Regione e dell’amministrazione locale. Tale delibera ha stabilito l’intenzione di adottare misure concrete per superare le difficoltà abitative e sociali che affliggono il campo Scordovillo. I dipartimenti regionali di Infrastrutture e Lavori Pubblici, Salute e politica sociale e Ambiente e Territorio sono stati incaricati di coordinare le azioni necessarie, mentre è stata progettata l’istituzione di una cabina di regia interdipartimentale (Deliberazione nº 109 della seduta del 25/03/2024).
Tuttavia, vi è una crescente preoccupazione che la soluzione proposta, passando dalla tipologia di abitazioni container a quella di abitazioni tradizionali, sempre concentrate in un luogo, non affronti in maniera efficace le radici del problema, ma anzi mantenga la causa del ghetto. Concentrare famiglie con bassi redditi in un’unica area, sebbene possa migliorare le condizioni strutturali dell’abitazione, non affronta la questione fondamentale dell’esclusione sociale.
Fino ad oggi, la comunità Rom residente a Scordovillo non è stata ascoltata né coinvolta nelle discussioni da parte delle istituzioni.
È pertanto essenziale, secondo quanto sottolineato dagli osservatori, che qualsiasi piano di intervento sia formulato in stretta collaborazione con le comunità interessate. Solo comprendendo le esigenze concrete delle persone coinvolte e coinvolgendo attivamente le famiglie e le realtà locali si potranno individuare soluzioni sostenibili che evitino il rischio di ricreare nuovi ghetti, seppur con caratteristiche apparentemente migliori.
Nella nostra regione, purtroppo, ci sono già dei ghetti costituiti da case popolari che sono tali in quanto riuniscono in un luogo un’alta percentuale di famiglie a reddito molto basso e con una storia di esclusione sociale. Nel territorio della città metropolitana di Reggio Calabria, i due maggiori esempi di ghetti costituiti da alloggi popolari sono Arghillà, località situata nella zona nord della città di Reggio Calabria, e la Ciambra, che è un quartiere periferico di Gioia Tauro. Nella città di Cosenza, esiste un ghetto dal 2001, nei pressi di San Vito Alto, in cui abitano soli Rom.
Quest’analisi sul ghetto è ricavata dagli studi sociologici degli ultimi 40 anni che hanno individuato la causa dell’emarginazione e del degrado nei ghetti urbani nella concentrazione di tante famiglie a reddito molto basso. Questo fenomeno è stato denominato dai sociologi effetto concentrazione o effetto vicinato. L’effetto della concentrazione, secondo la scienza sociologica, non ha alcun determinante etnico, ma solo aspetti di tipo sociale. Difatti, anche se i due esempi riportati registrano la presenza di famiglie Rom (Ciambra solo di Rom ed Arghillà del 15%), tanti altri ghetti di case popolari presenti in altre regioni non hanno famiglie Rom (Scampia (NA), Zen (PA), Librino (CT), Begato (GE), Quarto Oggiaro (MI) e così via.
Chiediamo alla Regione Calabria e al Comune di Lamezia Terme di modificare, nel rispetto della Strategia nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti, il progetto di costruzione di un ghetto di 120 alloggi nella stessa area di Scordovillo, prevedendo, attraverso un percorso di confronto con le famiglie Rom, l’acquisto di 120 alloggi dislocati nei diversi quartieri della città. Invitiamo, inoltre, i candidati calabresi alle prossime elezioni del Parlamento Europeo a sostenere la modifica del progetto a favore dell’equa dislocazione abitativa, perché è quella sostenuta da anni dalla stessa Comunità Europea con le due Strategie di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti ed è quella che ha già prodotto risultati di inclusione sociale.