Coldiretti Calabria: le patate strette tra clima e arrivi dall’estero
Dall’Ufficio Stampa Coldiretti Calabria
Patate italiane sotto attacco degli effetti dei cambiamenti climatici e dell’invasione di prodotto estero, con le importazioni che nel 2024 sono cresciute del 18% e quelle dall’Egitto che sono addirittura triplicate nei primi due mesi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati dell’Istituto nazionale di Statistica diffusa in occasione della prima giornata internazionale indetta dall’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura per il 30 maggio con lo scopo di mettere in evidenza il ruolo chiave di questo prodotto nell’alimentazione globale. A questi ne vanno aggiunti altri 288.000.000 di chili congelate e 74 milioni di chili cotte e congelate, oltre a 10.000.000 di chili di patatine già pronte tipo quelle fritte dei sacchetti. Prodotto che spesso finisce per essere venduto come italiano grazie al principio dell’ultima trasformazione permesso dal codice doganale sull’origine dei cibi. Ma sono state scoperte anche delle truffe con patate francesi vendute come nazionali.
Ma la Calabria si difende bene
“In Calabria – informa Coldiretti – ci sono 1.624 aziende che coltivano 3.157 ettari per una produzione di 1.300.000 quintali. Nella nostra regione, ci difendiamo bene perché possiamo contare su un’eccellenza straordinaria qual è la Patata della Sila di Indicazione Geografica Protetta molto richiesta dal mercato e dagli intenditori. Le nostre patate, poi, si fregiano della denominazione prodotto della montagna per le peculiari caratteristiche del territorio: il ricorso ad acqua di sorgente per l’irrigazione dei campi, le forti escursioni termiche fra la notte e il dì che riducono le cariche di patogeni e parassiti, come gli afidi, e quindi l’utilizzo di prodotti fitosanitari, le basse temperature invernali che permettono di conservare i tuberi senza trattamenti chimici anti germoglianti. Le aziende, poi, stanno innovando processi di riconoscimento del prodotto come ad esempio il codice QR che permette all’acquirente di leggere su smartphone la storia del prodotto, visualizzare la mappa dell’appezzamento e scaricare l’analisi che certifica l’assenza di residui chimici. Certamente – conclude Coldiretti — non bisogna abbassare la guardia sui controlli perché questa produzione, di grande qualità e prelibatezza assicura reddito alle aziende e a tutto il sistema produttivo collegato.”