Gaetano Ruffo da Bovalino e l’ode “Alla Libertà”
Di Antonio Ardore
Il 1847, in Calabria, è ricordato come l’anno delle rivolte di Reggio Calabria e della Locride.
A fine agosto di quell’anno alcuni rivoluzionari scesero da Santo Stefano in Aspromonte e si portarono a Reggio per protestare davanti alla Prefettura per la concessione della Costituzione. In questo episodio era presente anche Michele Bello di Siderno, che ritornò a Bianco portando con sé coccarde e bandiere tricolori.
A Bianco, il 3 settembre, si formò un corteo di popolo tra contadini e pescatori con in testa i sacerdoti Domenico Lentini di Bovalino e Francesco Ielasi di Bianco, inneggiando al Papa Pio IX, all’Italia e alla Costituzione.
Giunsero il 4 settembre a Bovalino, dove si diressero verso la chiesa matrice del borgo superiore, nella quale si celebrò la messa e si cantò il Te Deum.
Risalendo la costa locridea arrivarono a Roccella Jonica, dove rimasero in spiaggia per riposare e passare la notte e, alla vista di luci in mare, pensando che fossero navi borboniche, fuggirono sparpagliandosi. I 5 martiri vennero arrestati e rinchiusi nel carcere annesso alla chiesa e convento di San Francesco d’Assisi a Gerace.
Il 2 ottobre i 5 vennero fucilati dai moschetti borbonici nella Piana di Gerace.
Nel resto d’Italia, ci furono i moti del 1820-21, 1840-41 e 1848. Si può ben dire che la rivolta in Calabria del 1847 fu prima del 1848 in cui il Re di Sardegna e Piemonte, Carlo Alberto di Savoia, concesse lo Statuto albertino, e anche il Re di Napoli, Ferdinando IX di Borbone, concesse la Costituzione.
Altra considerazione è che, nonostante il padre di Gaetano Ruffo, Ferdinando, portasse per nome quello del monarca di Napoli, pur essendo anche filoborbonico, vide il figlio ucciso dagli stessi Borboni.
Come noto, i giovani giustiziati poi passati alla storia con l’appellativo di Cinque Martiri di Gerace furono:
- Michele Bello da Siderno, nato ad Ardore Superiore il 5 dicembre 1822 dal Domenico da Siderno e Maddalena Marando di Ardore;
- Rocco Verduci, nato a Caraffa del Bianco il 4 agosto 1824 da Antonio ed Elisabetta Mezzatesta;
- Domenico Salvadori, nato a Bianco il 24 dicembre 1822 da Vincenzo e Concetta Marzano:
- Pietro Mazzone, nato a Roccella Ionica il 21 febbraio 1819 da Giuseppe e Marianna Barba.
- Gaetano Ruffo, nato a Ardore Superiore il 15 novembre 1822 in casa dello zio Francesco, arciprete di Ardore, da Ferdinando di Bovalino e Felìcia De Maria.
Forse non tutti sanno che, oltre ai Cinque martiri, vennero indagati anche:
- Stefano Gemelli, nato a Bianco nel 1823 da Vincenzo e Grazia Cufari;
- Giovanni Roselli, nato a Reggio nel 1800 da Emmanuele e Maria Amodeo (forse congiunto di Andrea Roselli di Bovalino, sindaco dal 1857 al 1859).
Questi due furono graziati dal sottoprefetto di Gerace.
Il 2 ottobre 1947, nella ricorrenza del centenario della rivolta, l’Amministrazione comunale pose un marmo sulla facciata del vecchio municipio, il discorso fu fatto da Giuseppe Ruffo di Tommaso.
Gli scritti di Gaetano Ruffo furono: Caino, Per l’immatura morte della Signora Donna Rachele Pedace, Un’apparizione e Alla Libertà.
Alla Libertà
Sola speranza che mi reggi in terra,
Solo conforto dello spirto mio,
Solo pensiero che mi elevi a Dio,
Pace e ristoro alla mia lunga guerra,
Quando a te penso, il cuore si disserra,
A pure gioie, ad ogni alto desio,
E quando dormirò l’eterno oblio,
Di te ricorderommi anche sotterra,
Cometa errante, che col tuo splendore
Abbelli la natura decaduta,
Dimmi, tu brillerai sul mio dolore?
Io non dispero della tua venuta
E non rinnego al tuo tardar, ma il cuore
Piange e s’attrista chè tua luce è muta.
Sarebbe opportuno che alla base del monumento a Gaetano Ruffo venisse posato un marmo con l’ode Alla Libertà.