Costume e Società

Bovalino alla Battaglia di Lepanto nel 1571

Di Antonio Ardore

Le invasioni turche che colpivano i territori della costa ionica di Calabria e Sicilia ebbero inizio nel X secolo, che portò alla fuga dei monaci basiliani dalla Sicilia, che si spostarono in Calabria, si parla di seconda colonizzazione greca per la Calabria.
Gli attacchi di orde turche del XVI secolo degli anni 1540, 1581 e 1594 furono catastrofiche per Bovalino.
Alla fine del 1570 si cominciò a progettare una spedizione contro l’Impero turco, attraverso la famosa battaglia di Lepanto nel Mare Mediterraneo.
Da tutta Europa le Famiglie Reali e gli Aristocratici fecero a gara per unirsi e combattere contro il Turco. Riguardo Bovalino, Vincenzo Marullo conte di Condoianni e Bovalino, esperto nella navigazione e animo combattivo, non restò indietro e per questo si recò a Genova, dove acquistò una galea che armò di giovani della Contea, di artiglieria e viveri e da lui stesso la diresse nell’agosto 1571, verso il porto di Messina, punto di partenza della spedizione di tutte le navi.
A capo dell’armata fu posto Don Giovanni d’Austria, che nominò il Conte Vincenzo Marullo, Generale della Squadra dei Venturieri. La partenza dal porto di Messina fu il 16 settembre tra l’esultanza del popolo siciliano accorso al porto.
Le enormi spese per l’acquisto della galea costrinsero Marullo a contrarre nuovi debiti, si rivolse a Don Giovan Vincenzo del Tufo, marchese di Genziano, e Don Fabrizio Carafa, marchese di Castelvetere (oggi Caulonia), per 120.000 ducati, somma ipotecata sui vari paesi della Contea.
La Battaglia di Lepanto ebbe il culmine il 7 ottobre 1571, fino allora la più grande impresa navale nel Mediterraneo, i Turchi vennero sconfitti, furono affondate diverse navi e tanti furono presi in qualità di schiavi.
Al porto di Messina il popolo tributò grandi onori al Conte Marullo ritornato dalla vittoriosa impresa di Lepanto e, non accettando qualsiasi compenso derivato dalla vittoria, per ripagare i debiti dovette vendere i vari paesi della Contea al marchese Carafa.
Per alcuni anni si pensò che l’impero ottomano fosse stato sconfitto definitivamente con la battaglia di Lepanto, ma al mattino dell’8 settembre 1594, una grande moltitudine di navi sbarcarono sul lido alla marina di Bovalino e i turchi portatasi al borgo storico di Bovalino Superiore, accerchiarono il paese e, sfondato il portone al ponte levatoio, lo incendiarono in più parti. Era una catastrofe: le donne si ritrovarono in chiesa per implorare la Vergine e così da un cielo sereno iniziò a piovere tanto da fermare i roghi e convincere i turchi alla fuga. È il miracolo della Madonna della Neve, per cui fu costituita l’Arciconfraternita Maria Santissima Immacolata.
Papa Clemente VIII, considerata la grande impresa di Lepanto, volle ricordare l’evento creando un nuovo titolo mariano, Santa Maria della Vittoria, cambiata poco tempo dopo in Madonna del Rosario, che si celebra il 7 ottobre di ogni anno. Alla Battaglia parteciparono tre zii materni del Beato Camillo Costanzo da Bovalino. Sempre nel 1571 nacque lo stesso Beato.
Per evitare altri attacchi, il marchese di Bovalino Sigismondo Loffredo, chiese al marchese Don Fabrizio Pignatelli di Cerchiara (CS) Generale delle truppe Spagnole in Calabria, un sistema difensivo lungo la costa. Per questo nel 1598 il Pignatelli si recò a Bovalino con Don Pedro da Toledo, viceré di Napoli che decise la costruzione della torre di avvistamento detta Torre Scinosa, affidata ai soldati cavallari del castello di Bovalino.

Redazione

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