Costume e SocietàLetteratura

L’Orfismo a Hipponion: misteri dell’aldilà e divieti dionisiaci a Locri

La Repubblica dei locresi di Epizefiri

Di Giuseppe Pellegrino

La scorsa settimana abbiamo sottolineato come l’orfismo, una corrente religiosa antica, mitigava gli aspetti più violenti del culto di Dioniso come le laminette orfiche di Hipponion evidenziano:
Di Mnemosine è questo sepolcro – vi si legge infatti. – Quando ti toccherà di morire andrai alle case ben costrutte di Ade: c’è alla destra una fonte, e accanto a essa un bianco cipresso diritto; là scendendo si raffreddano le anime dei morti. A questa fonte non andare neppure troppo vicino; ma di fronte troverai fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine, e sopra stanno i custodi, che ti chiederanno nel loro denso cuore cosa vai cercando nelle tenebre di Ade rovinoso.
Di’ loro: sono figlio della Greve (
Terra) e del Cielo stellante, sono riarso di sete e muoio; datemi, subito, fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine. E davvero ti mostreranno benevolenza per volere del re di sotto terra; e davvero ti lasceranno bere dalla palude di Mnemosine; e infine farai molta strada, per la sacra via che percorrono gloriosi anche gli altri iniziati e posseduti da Dioniso.”Il motivo del divieto aveva più di un fondamento, che non era solo il carattere religioso o puritano di Zaleuco, ma stava nell’obbligo per un Dorico di essere sempre compus sui,sia per ragioni di forma rispetto agli altri cittadini, sia perché si era soliti nei certami di guerra prima pranzare in modo lauto e poi nel primo pomeriggio combattere. Il vino dava coraggio (rectius,dava l’euforia necessaria) per combattere senza senso del pericolo. La rappresentazione guerresca dei combattimenti fatta nei film non corrisponde alla realtà del tempo, se sovente i combattimenti avvenivano tra avvinazzati. E questo a Locri non era tollerato. In fondo erano sempre dei Dorici.
Inoltre, non era lontano il ricordo dei Patti Locresi, quando i Siculi, convinti di avere concordato una pace duratura, festeggiarono in modo scomposto e ubriachi l’evento, favorendo il massacro da parte della gente locrese.
È serendipitico privilegiare il dato politicamente scorretto per il quale si ricorda che il divieto nella Locride di bere vino puro ha avuto un impatto notevole, se fino a non molto tempo addietro chiedere un bicchiere di vino poteva sembrare sconveniente e quasi un reato. La tradizione calabrese è ricca di esempi nei quali si richiama la legislazione locrese, che poi si è riflessa nei costumi. Era uso quando si chiedeva o si offriva un bicchiere di vino, chiedere e/o offrire una frasca. Avveniva che nei luoghi pubblici, soprattutto nelle taverne, si avvisavano gli avventori che veniva con il pranzo servito anche il vino. La cosa era comunicata in modo discreto se non segreto: veniva messa sulla porta della taverna una frasca, ossia un ramoscello, generalmente di ulivo. L’avventore chiedeva all’oste «Dammi ‘na frasca», e l’oste eseguiva. Anche nell’augurare buon appetito si usava la stessa cautela dicendo «Saluti e frasca».Ossia, buon pranzo (saluti, perché il cibo facesse bene), accompagnato da un buon bicchiere di vino (frasca). Il terrore di pronunciare la parola vino ha resistito nel tempo. Sempre per essere politicamente scorretti, seppur di contrario avviso tutte le agiografie ufficiali, anche il nome del Comune Frascati, nei pressi di Roma,ha la stessa origine. Il luogo è famoso, sia per la coltivazione dell’ulivo (frasca), sia per quello della vite (frasca in senso figurato; frascati, il vino).E qui si innesca un problema più grosso, poiché all’orientamento di uno stato o polis/comunità di proibire solo per proibire, sempre è corrisposta la voglia di violare il precetto. Per cui non è improbabile che il divieto di bere vino puro a Locri sia stato sempre, in un modo o nell’altro, violato in modo non palese e a mezzo sotterfugi, se già Ovidio nei suoi Amores, così chiosava: “Quello che è lecito non ci interessa, bruciamo ardentemente di desiderio per quello che non è lecito. E Torquato Tasso, nella sua Gerusalemme liberata, non diversamente:“Ma perché istinto è dell’umane genti che ciò che più si vieta uom più desìa”.E non è una caratteristica solo italiota, ma universale, se il concetto viene ripreso da Michel de Montaigne, in Essais: Proibire alcunché, vuol dire farcene venire voglia. E il discorso potrebbe allargarsi, ma sarebbe fuori tema, a divieti attuali che arricchiscono le Mafie di tutto il Mondo.
È bene ricordare che che le Leggi di Zaleuco hanno avuto una durata di oltre duecento anni e dopo caddero in disuso, ma mai formalmente revocate o cambiate. Per cui nell’immaginario collettivo il timore che esse generavano permase nella Locride nel tempo, anche sotto forma di usi, consuetudini e modi di dire.

Foto di form PxHere

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button