Costume e SocietàLetteratura

La ricerca sul giornale vecchio

Storie d’altri tempi

Di Francesco Cesare Strangio

Era consuetudine far sapere alle donne lo stretto necessario; mantenendole all’oscuro di certe tematiche, garantiva la loro sicurezza. Ecco perché Lucia si era dimostrata non eccessivamente preoccupata giacché ignara dall’aspetto più grave.
Quel giorno, durante il pasto di mezzogiorno, Salvatore mangiò meno del solito. La madre gli domandò cosa avesse, lui le rispose che non stava tanto bene con lo stomaco.
La consapevolezza che il cugino facesse parte di un gruppo di uomini che, per il vile denaro, toglieva la libertà a un proprio simile, l’aveva mandato giù emotivamente.
Quella scena dell’uomo con la catena al collo gli era rimasta fissa nella mente.
Con il passare del tempo, la sua mente distorceva quanto i suoi occhi avevano visto. Aveva la sensazione che il mal capitato chiedesse aiuto al mondo; una tal emotività lo faceva sentire in parte complice di quel crimine. Salvatore notò che l’uomo, privato della sua libertà, quando lo stavano trasferendo nel bosco, camminava con passo mal fermo.
Erano le cinque del pomeriggio di domenica quando gli venne l’idea di recarsi dal barbiere per guardare i vecchi giornali.
Il barbiere, di nome Francesco, comprava tutte le mattine la Gazzetta del Sud, serviva a intrattenere i clienti, in modo da rendere l’attesa meno fastidiosa. Il giorno dopo, anziché buttare i giornali, li conservava come cimeli della cronaca meridionale.
Alle cinque, Salvatore si presentò dal barbiere e trovò sei persone prima di lui.
«Mastro Ciccio posso dare un’occhiata alla Gazzetta?» chiese educatamente Salvatore.
«Fai come se fossi a casa tua» rispose il barbiere.
«Volevo dare uno sguardo alle edizioni della settimana scorsa.»
«Entra nella sala archivio, lì ci sono copie che risalgono fino a venti anni fa» rispose il barbiere.
«Grazie, mastro Ciccio
» educatamente rispose Salvatore.
La sala archivio era una stanza attigua a quella dove esercitava la professione.
Salvatore entrò e trovò una serie di scaffali metallici con le copie dei giornali messe con precisione millimetrica. In mezzo alla saletta c’era un tavolo con quattro sedie di legno con il fondo di spago intrecciato.
Iniziò a guardare a ritroso le copie dei quotidiani, non trovò niente di quello che cercava.
Il primo mese l’aveva esaurito. Passò al secondo mese e nella prima pagina non vi era nessun articolo che riguardasse sequestri di persona. Fece la stessa cosa per i mesi precedenti fino a spingersi a sei mesi prima.
Finalmente nella prima pagina c’era la foto di un imprenditore agricolo che era stato sequestrato, mentre si trovava in compagnia del colono, in una delle sue tante proprietà ricadenti nella Provincia di Reggio Calabria. Molte ore dopo il sequestro, il colono riuscì a liberarsi dalla corda che lo teneva legato a una pianta di ulivo e a dare l’allarme.
La foto del giornale per Salvatore diceva poco o niente. Dopo avere letto interamente l’articolo e fissata nella mente la data del sequestro, abbandonò la sala dell’archivio ed entrò nella barberia.
Mastro Ciccio aveva due discepoli che avevano iniziato da poco a imparare l’arte.
Nel vedere sulla porta Salvatore, mastro Ciccio ebbe a dire: «Salvatore, mettiti comodo sulla poltrona che Pasquale inizia con te a fare il suo primo taglio.»
Salvatore guardò il discepolo e disse stizzito: «Mastro Ciccio forse sulla mia fronte c’è scritto Giocondo? Perché non vi sottoponete voi al taglio dei capelli, così Pasquale avrà modo di sperimentarsi con le forbici.»
«Cosa c’è di così strano da farti arrabbiare? Pasquale, a differenza di Benito, è da sei mesi che osserva le mie mani mentre sono all’opera.»«Se sbaglia, come la mettiamo?» domandò sarcastico, Salvatore.
«Vuol dire che tra un mese te li taglio io» rispose il barbiere.
«Voi non vi rendete conto di quello che state dicendo. Se domani mi presentassi al cantiere con un taglio alla s’invasò, i colleghi apprendisti, a furia di sfottermi, mi farebbero pastina glutinata» disse Salvatore.
Mastro Ciccio smise di muovere le forbici e perse lo sguardo nel vuoto. Rimase in quella posizione per un tempo tale che l’uomo al quale stava tagliando i capelli, lo osservava nello specchio con espressione preoccupata.
Visto il perdurare di quello stato semi ipnotico, l’uomo si fece coraggio e disse al barbiere: «Mastro Ciccio che vi succede? Si sono bloccate le valvole?»
Il barbiere, destatosi, rispose: «No! Stavo immaginando Salvatore al cantiere con i capelli tagliati a s’invasò… Immagino le risate di Rocco Valpreda. Provate a immaginare la scena!»
Dopo un breve silenzio, tutti i presenti si sganasciarono dalle risate tranne l’apprendista Pasquale, il cui sguardo nel frattempo divenne truce.
La forbice del barbiere riprese a muoversi con insolita rapidità, doveva recuperare il tempo perduto. Finalmente stava per arrivare il turno di Salvatore.
Un uomo di mezz’età varcò la soglia della barberia e diede un’occhiata per rendersi conto quante persone lo precedevano. Mastro Ciccio, attraverso lo specchio, vide l’uomo che era entrato.

Foto di Inesplicabile

Redazione

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